Germania: aziende a misura di lavoratori anziani

di Rossella Rossini –

Aziende fatte di e per lavoratori anziani. Succede in Germania, all’avanguardia nell’affrontare una sfida che riguarda molti in Europa: la presenza di manodopera che invecchia, mentre invecchiano le popolazioni. Sarà perché le imprese tedesche il problema lo hanno in casa, con il tasso di occupazione di persone tra 60 e 64 anni più alto dell’Ue (38,7% a fronte di una media di 30,3%, con la Francia al 17,1%, l’Italia al 20,3% e la Spagna al 32,6%) e un aumento dell’80%, tra il 2000 e il 2010, di operai con più di 60 anni occupati nel settore metalmeccanico. Fatto è che si adattano al trend demografico anche adeguando i processi produttivi, come raccomandato dalle strategie per la promozione dell’invecchiamento attivo di Ocse e Consiglio europeo.

A Neustadt, nella Renania-Palatinato, la società BorgWarner (2.400 dipendenti, filiale tedesca del gruppo americano che produce turbocompressori per le case automobilistiche) ha riadattato gli ambienti di lavoro per migliorare la vita lavorativa di addetti sempre più anziani, sia negli uffici che alle catene di montaggio: illuminazione adeguata, tapis-roulant, sollevatori, rulli trasportatori, ripiani ondeggianti tip-and-lift per l’approvvigionamento sulle linee, sedie e sgabelli, calzature antistress con suole sinuose. Rivisitati anche orari e mansioni e promossi percorsi di riqualificazione, accanto a programmi di monitoraggio e miglioramento del benessere fisico e della salute dei dipendenti. Nella stessa direzione si muove Bmw, che nell’impianto di Dingolfing, nel sud della Germania, ha realizzato linee di montaggio con postazioni ergonomiche, illuminazione mirata e ritmi più lenti. Previste anche camere di relax e una mensa salutista. Puntando a salvare un capitale di sapere formato negli anni, utile per l’addestramento delle nuove leve in presenza di scarsità di manodopera giovane specializzata, il gruppo intende estendere il modello ad altri impianti, con l’obiettivo di trattenere fino a 4.000 collaboratori anziani. Programmi per riqualificare i dipendenti più anziani e adattare gli ambienti di lavoro sono stati attivati anche alla Basf e alla Daimler. Nel Baden-Württemberg, il costruttore di prodotti da bagno Hansgrohe ha introdotto accanto al direttore della produzione e del personale la figura del Gesundheitsmanager, il direttore della salute. La società offre ai dipendenti, oltre a una palestra aperta dalle 11 alle 24 tutti i giorni della settimana, corsi gratuiti di ginnastica personalizzata.

L’esigenza di promuovere la salute dei dipendenti più anziani sul luogo di lavoro è confermata dai risultati di un sondaggio svolto dall’Institut für angewandte Arbeitswissenschaft di Düsseldorf: sulle 400 società e associazioni interpellate dal centro studi specializzato nell’ergonomia applicata, 285 ritengono che per la loro attività lo sviluppo demografico sia un problema serio. A supporto della tendenza a migliorare le condizioni di lavoro per favorire la permanenza in attività di lavoratori anziani ci sarebbe, oltre alla spinta demografica, anche la loro maggiore produttività rispetto ai junior. Da uno studio sulle linee di produzione di un impianto della Mercedes-Benz condotto da ricercatori dell’Università di Mannheim è emerso che i primi compensano la minore agilità e forza fisica con la maggiore esperienza, la capacità di lavorare in team e affrontare i problemi. I giovani, più istruiti, sarebbero meno produttivi perché propensi – secondo lo studio – ad annoiarsi, sfatando la convinzione diffusa circa gli effetti negativi dell’invecchiamento della popolazione sulla produttività generale.

Gli studi demografici prevedono che nel 2060 l’indice di dipendenza degli anziani (percentuale di popolazione con 65 anni e oltre sulla popolazione tra 15 e 64 anni) passerà nell’Unione europea dall’attuale 25,4% al 53,5%, con un aumento del 28,1%. Ciò suggerisce di accompagnare questa evoluzione ripensando, anche in un’ottica di affiancamento, strategie promosse secondo la logica “young in, old out” importate negli anni ’90 per abbassare il costo del lavoro dagli Usa, dal Giappone e dalla Corea.

“Conquiste del Lavoro”, 15 novembre 2011