La tutela del piccolo risparmio

Urgono interventi di riforma

di Luigi Della Luna Maggio –

L’empasse politico-istituzionale ha messo in soffitta una questione molto delicata che aveva scatenato una vera e propria bufera nei giorni di campagna elettorale. Mi riferisco alla vicenda del Monte dei Paschi di cui, negli ultimi giorni, si sente parlare solo nelle colonne della cronaca giudiziaria.

La questione Monte Paschi non investe solo il rapporto (per certi versi, malato) tra banca e politica. La commistione tra gruppi dirigenti di partito e banche assume nel caso del Monte Paschi una configurazione speciale per via del ruolo che i vari soggetti istituzionali (tra cui il Comune di Siena) hanno nella gestione della Fondazione. Ciò che invece è accaduto alcune settimane fa riguarda più da vicino i cittadini e, in particolare, i piccoli risparmiatori, coloro che affidano i propri risparmi di una vita alla gestione di una banca. E’ assolutamente comprensibile l’ansia che cresce tra i correntisti, i quali nelle ore successive allo scandalo hanno affollato le filiali del Monte Paschi per avere rassicurazioni sui propri risparmi e tentare di ripristinare la fiducia quale elemento fondamentale nel rapporto tra banca e cliente.

Dunque, lo scandalo della banca di Siena riporta a galla una serie di problemi legati alla protezione del piccolo risparmio, quello cui la nostra Costituzione fa riferimento all’articolo 47. Si tratta, a ben vedere, di un tema fondamentale di cui il nuovo Governo dovrà necessariamente occuparsi. Come nel 2005, quando a seguito degli scandali finanziari che coinvolsero gli interessi di centinaia di risparmiatori il legislatore italiano provvide ad una disciplina organica della tutela del risparmio con la legge n. 262 (nonostante non siano mancate dure critiche all’impianto generale della legge) , oggi si rende necessario un nuovo intervento del legislatore che sappia cogliere i difetti del sistema e che risolva una volta per tutte il problema della presenza della politica negli affari bancari. Si tratta, cioè, di una questione prioritaria del nuovo Governo e ciò per almeno due motivi. Prima di tutto, la tutela del piccolo risparmio è fondamentale poiché esso rappresenta un ottimo argine alla disgregazione sociale. Uno dei motivi per i quali in Italia il conflitto sociale non è emerso nelle sue più brutali manifestazioni, a fronte di una crisi economica che sta portando al collasso migliaia di piccole imprese sul territorio nazionale (da nord a sud) , è certamente la propensione al risparmio degli italiani. Per il momento, molti lavoratori e pensionati in difficoltà stanno recuperando gran parte delle risorse dai risparmi accantonati per lunghi anni e depositati alla Posta o in banca per far fronte al caro vita e all’aumento dell’inflazione. In questo senso, il risparmio riveste un ruolo strategico nell’ambito della politica economica nazionale. Allo stesso tempo, il nuovo Governo dovrà dare una risposta chiara sulla commistione tra pubblico e privato che nella vicenda Monte Paschi ha giocato un ruolo fondamentale che ha minato la credibilità e la solidità del gruppo bancario e l’immagine che i cittadini hanno dei partiti quali comitati di affari dei grandi gruppi imprenditoriali privati.

In Italia il legislatore ha sviluppato la normativa sulla tutela del risparmio partendo dalla disposizione costituzionale di cui all’art. 47 che trasferisce nella dimensione costituzionale quanto già espresso nella legge bancaria del 1936 – ’38, la prima grande riforma del settore inserita nel nostro ordinamento. Solo nel 2005, poi, per dare una risposta agli scandali Cirio e Parmalat che avevano scosso il mercato del risparmio, il legislatore italiano ha fornito una regolamentazione più adeguata soprattutto sotto gli impulsi dell’Unione Europea.

In realtà, la vicenda Monte Paschi si aggiunge ad una serie di scandali finanziari e bancari che si sono registrati su scala internazionale, dalla Lehman Brothers negli Stati Uniti alla Norther Rock in Inghilterra, che hanno messo a dura prova la capacità di risparmio di milioni di cittadini. L’Europa, fin dagli anni settanta, ha cercato di contribuire al consolidamento della normativa in materia di tutela del risparmio e di difesa dei diritti dei risparmiatori. E ciò nonostante l’assenza nei Trattati di una specifica disposizione sulla tutela del risparmio, a differenza, invece, di quanto espresso dall’art. 47 nella Costituzione italiana. La stabilità della moneta, l’applicazione delle politiche antinflazionistiche, il controllo esercitato sulle finanze pubbliche, consentono di esprimere al livello comunitario un’attenta politica di difesa dei diritti dei risparmiatori, nonostante l’attuale crisi economica e finanziaria rischi di erodere le fondamenta della “costituzione economica europea”. Se da un lato è emersa la necessità di dotare l’Europa, come organizzazione sovranazionale, di una struttura politicamente forte, di un coordinamento democratico tra le istituzioni comunitarie e quelle nazionali, dall’altro, sul fronte della tutela del risparmio, si registra la crisi del diritto, della legge, di porre un freno alle speculazioni finanziarie e al collasso della propensione al risparmio a causa della crisi economica. E’ una crisi che innesca un meccanismo di indebolimento dell’intera economia reale, poiché essa non coinvolge solo l’impianto normativo su cui regge la disciplina dei mercati finanziari e bancari, ma anche la dimensione giuridica del risparmiatore e degli interessi di cui egli è portatore. Ciò che appare evidente, dunque, è la debolezza del diritto e della legge quali strumenti di difesa e di tutela degli interessi dei risparmiatori. Vale a dire che la crisi economica si è manifesta come una crisi di regolazione nella quale è il “diritto”, prima di tutto, ad essere stato messo in crisi, nella sua capacità di regolare i conflitti che si generano nell’ambito delle dinamiche del capitalismo e dei mercati finanziari globali.

La vicenda del Monte Paschi può rappresentare, dunque, il pretesto per un intervento più efficace e diretto da parte del nuovo Governo, il cui obiettivo non potrà essere che quello di offrire maggiori strumenti di tutela ai risparmiatori in un mercato, come quello bancario, nel quale il cliente rischia di essere schiacciato ulteriormente dalla logica affaristica delle banche commerciali. Un primo intervento dovrà andare in direzione di quanto già chiarito sopra, ovvero impedire la compenetrazione del pubblico nella gestione privata delle banche. Il rischio di una compartecipazione pubblico-privato è senz’altro una gestione clientelare degli interessi di partito che favorisce la dipendenza (se non addirittura la subalternità) della sfera politica a quella economica. Si tratta di un intervento necessario poiché una gestione ibrida del comparto bancario può ledere ulteriormente gli interessi dei risparmiatori. Del resto, un simile intervento potrebbe anche aprire la strada per una riforma più completa del sistema bancario che abbia come obiettivo quello di separare l’attività delle banche commerciali da quella delle banche d’affari e d’investimento. Il prossimo Governo, inoltre, dovrà intervenire in maniera più incisiva nel sistema delle comunicazioni che intercorrono tra banca e cliente. E’ necessaria, cioè, una disciplina più rigorosa in tema di responsabilità da prospetto informativo, il cui obiettivo sia quello della trasparenza del mercato e della corretta informazione. Nella prospettiva di una riduzione dell’asimmetria informativa tra banca e cliente (attore debole che agisce sul mercato), non si tratta di immunizzare per legge il rischio intrinseco a qualunque attività di deposito o investimento bancario, quanto, piuttosto, di tutelare, dal punto di vista delle informazioni fornite dalla banca, la scelta consapevole del risparmiatore.