L’oro del nuovo millennio: i nostri dati

di Cinzia Fortuzzi

Ormai il WEB 2.0, volenti o nolenti, fa parte delle nostre vite e rappresenta una delle maggiori rivoluzioni culturali del nostro tempo: ma, se non impariamo a usare la tecnologia e se non siamo coscienti dell’uso che ne facciamo, rischiamo di rimanerne schiacciati. Quindi anche in questo caso la qualità delle azioni che intraprendiamo rimane determinante

Internet non è al passo con i tempi, ma con il futuro (Anonimo)

Avete una carta del supermercato o di un qualunque altro grande magazzino? Siete tracciabili! Fate ricerche su Google o fate parte di un social network qualunque? Siete tracciabili. Avete un I-pad, un kindle o qualche altro strumento di lettura? Fate acquisti su Internet? I vostri gusti, le vostre abitudini, a volte anche la vostra età e addirittura i vostri pensieri non sono più un segreto.

Il vostro nome quello che più vi piace e quello che non vi piace sono oggetto di studio a volte anche il vostro volto è un volto conosciuto. Picasa ha un sistema di riconoscimento che permette di estrarre tutti i volti delle vostre foto e permette di abbinarli a g-mail. Tutti lasciano delle scie di dati e di informazioni preziosissime, che servono, nella migliore delle ipotesi, a modellare dei prodotti a vostra immagine e somiglianza, nella peggiore a rubarvi i soldi sul conto corrente o addirittura l’identità.

Dove sono tutti nostri preziosi dati personali? In Italia? In Corea? In India? O negli USA e chi li detiene? E soprattutto, quando li cancellerete, saranno effettivamente cancellati o vagheranno ancora per il Web dove qualcuno potrà reperirli? Chi sono i vostri amici virtuali? Li conoscete tutti?

La vita, le frasi, che con tanta superficialità e allegria avete messo sul social network del momento, per quanto tempo ancora andranno in giro attraverso questo mondo virtuale? E se da giovane avrete scritto, magari bleffando, che vi siete fatti uno spinello in compagnia di amici, l’azienda che scoprirà dopo un po’ di anni questo fatto, vi assumerà ancora?

Altri software riescono anche a raccogliere dati e informazioni non solo personali ma anche industriali: un brevetto, un progetto possono essere carpiti in qualsiasi momento. I nuovi cloud, una sorta di server virtuali, permettono alle aziende di collegarsi tra loro, sicuramente offrono molte opportunità, ma rappresentano anche un rischio per la sicurezza.

Cybercrime, cyberterrorismo, cyberspionaggio sono i crimini più comuni che si verificano nel cyberspazio. Il mondo virtuale che si sta espandendo in modo sproporzionato rispetto a quello reale. L’evoluzione di questi fenomeni è talmente rapida, che spesso le misure adottate per contrastarli vengono prese sempre con troppa lentezza.

Si pensi che esiste addirittura un clone del sito della Guardia di finanza dove è necessario inserire il numero della carta di credito e chi lo fa, è spacciato!

Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti. Umberto Eco

Eppure la forza innovativa del WEB è enorme. Nel simpaticissimo film di Ferzan Özpetek Magnifica presenza a un certo punto i fantasmi chiedono, per poter rintracciare la propria storia, di poter guardare “lì dentro”, alludendo con questa frase al computer collegato con Internet. E “lì dentro” effettivamente troveranno perfino la foto del proprio pronipote. In questa scena di pochi minuti si condensa un po’ tutto il significato di Internet: la possibilità di potervi reperire anche l’impossibile!

La digital economy e la mobile revolution, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, trasformeranno “pesantemente il mondo digitale nei prossimi anni”. Ormai gli studenti americani quando viene fatto il recruitment nelle Università americane, non sognano più di lavorare a Wall Street, che è scesa ben al quarantasettesimo posto, ma sognano di impiegarsi in aziende come la Microsoft, Google o Facebook.

Digital economy e greeneconomy potrebbero rappresentare una delle maggiori opportunità per lo sviluppo e il lavoro. Non solo, ma Internet ha dimostrato di essere foriera di democrazia, basti pensare alla primavera araba in Tunisia e in Egitto, al movimento degli indignati in Spagna o al movimento Occupy Wall Street. Improvvisamente migliaia di ragazzi hanno iniziato partecipare alle rivoluzioni combattendo, aiutando, ma soprattutto scrivendo, raccontando e pubblicando video e foto di quanto stava accadendo. La Cina e l’Iran hanno mostrato di temere parecchio il Web, limitandone con tutti i mezzi la libertà. In modo più smaliziato si muovono le multinazionali mondiali, che cercano di censurare la rete con dei veri e propri accordi commerciali: come ACTA, l’Accordo commerciale anti-contraffazione.

Il software è come il sesso, è meglio quando è libero (Linus Torvalds)

Le informazioni reperibili sul Web sicuramente non sempre sono affidabili e la qualità va cercata spesso con ostinazione. Navigando alla cieca, si rischia di trovare molto materiale scadente.

Antonella De Robbio, in un suo recente intervento a Bibliostar; a Milano, dal titolo Forme e gradi di apertura dei dati: i nuovi alfabeti dell’Open Biblio tra scienza e società, sostiene che “i dati non sono soltanto il nuovo olio della conoscenza, ma sono come un nuovo terreno fertile da coltivare” .

Importante quindi da un lato è la battaglia che si sta facendo per mantenere il Web libero e dall’altro cercare di sviluppare non solo l’open access ma anche gli open data. Questo non solo dà la possibilità di far continuare a crescere le conoscenze sul Web e di costituire nuovi aggregati conoscitivi. I dati, quindi, continua la De Robbio si devono considerare “patrimonio dell’umanità”. Essa auspica inoltre forme di Open Government che favoriscano nuove forme di socialità e di democrazia partecipata, in tal modo, si potrebbero addirittura prevedere dei congrui risparmi per le Pubbliche Amministrazioni. In Italia vi sono numerose iniziative in questo senso sia da parte di privati vedi il sito Open Data Blog de Il Sole 24 Ore, sia da parte del pubblico come l’Associazione italiana per l’open Government, o altre fatte su base volontaria come la DFP, la Documentazione di fonte pubblica in rete, ma il percorso da compiere è ancora agli inizi. Una strada ancora più lunga è quella che conduce al software libero, che è un passo avanti ancora rispetto all’open source e – come dice uno dei suoi maggiori sostenitori Richard Matthew Stallman – contrasta uno degli aspetti del dominio dell’economia sulla società.

Dunque, come tutte le grandi invenzioni, il Web è un Giano bifronte, che presenta questo duplice aspetto: da un lato i rischi che molti dati vengano sfruttati a fini commerciali o peggio per scopi criminali, dall’altro questa commistione di culture, di saperi e di competenze non può essere altro che feconda. Come al solito le invenzioni non sono buone o cattive in se stesse, ma dipendono molto dall’uso che se ne fa. Per questo è necessaria la conoscenza e la consapevolezza non solo di se stessi, ma anche dei mezzi tecnici che si adoperano, ma soprattutto la ricerca continua della qualità e dell’etica.