Sostituire la partitocrazia?

Intervista a Roberto Crea

A cura di Angela Masi –

Roberto Crea è segretario di Cittadinanzattiva Lazio.

La politica è la questione centrale perché si tratta della funzione sociale con la quale la collettività decide su sé stessa, si autogoverna. Il vecchio modello partitocratico ha fatto danni enormi e deve scomparire per sempre. Con cosa lo sostituiamo? Voi cosa potete fare?

La discussione sulla partitocrazia va avanti, senza grandi risultati pratici, da molti anni. Forse è cresciuta la consapevolezza tra i cittadini dei danni che questa determina alla nostra società e più prosaicamente alle nostre vite. Ricordiamo le battaglie solitarie dei radicali e gli appelli di Berlinguer, poi Tangentopoli e Mani Pulite, ormai oltre vent’anni fa, o oggi quello che vediamo, con uno scoramento collettivo.

Lo scandalo della regione Lazio, per esempio, e il rifiuto ripetuto di far votare i cittadini non ha scatenato reazioni significative, non abbiamo visto manifestazioni di massa sotto la sede della Regione. In tutti questi anni, il rifiuto dell’abuso di potere partitocratico (che, ricordiamo, ha anche portato al debito che pesa sulle prossime generazioni di cittadini italiani) è stato in realtà appannaggio di una minoranza perché pesa molto la sottocultura alimentata per decenni che tollera gli abusi della partitocrazia.

Perché questa realtà cambi deve cambiare prima di tutto la cultura civile dei cittadini. Allora il sistema partitocratico, che ancora è tra noi e continua a procurare danni, potrà scomparire. Sembra un luogo comune, ma ancora oggi si vive di raccomandazioni e di abusi di vario tipo: del resto i politici e gli amministratori corrotti hanno ricevuto valanghe di voti, e i comportamenti quotidiani di moltissimi nostri concittadini non sono certo all’insegna del senso civico e del rispetto per lo spazio pubblico e per i beni comuni.

Allora che fare? Le frasi fatte tipo “sono tutti uguali” oppure “è tutto un magna-magna” che sono tanto diffuse servono a poco. Molto più importante è l’impegno nella costruzione di modelli di politica alternativa. Non si tratta solo di impegno diretto sui problemi del territorio perché oggi esiste una forte spinta alla formazione di liste civiche per un impegno diretto dei cittadini nelle istituzioni. Tuttavia le liste civiche sono spesso il paravento dietro cui si ripropongono persone con un passato, anche recente, legato proprio alla partitocrazia e alla politica tradizionale.

Credo, quindi, che molte liste civiche non porteranno alcun cambiamento sostanziale. In parte ciò è dovuto anche alla loro frammentazione e alla cronica incapacità di trovare i punti che uniscono piuttosto che quelli che dividono in funzione della visibilità di aspiranti (piccoli) leader autoreferenziali.

Auspicabile, invece, è l’impegno all’interno di partiti che vogliono rinnovarsi o all’interno di liste civiche organizzate e “evolute” di persone che, impegnate fino ad oggi nella società civile e nell’associazionismo, decidano di dare un proprio contributo all’interno delle istituzioni.

Non mi è chiaro, ancora, a che risultato questo possa portare in termini di cambiamento di modello politico-amministrativo. Comunque si tratta di mutamenti che avvengono nel medio termine e che si vivono anche di piccoli passi esemplari. In questo modo chi rimane “fuori” dai palazzi della politica, i cittadini attivi che operano per la tutela e la partecipazione civica, avrà un vantaggio competitivo in più perché potrà contare su alleati all’interno del sistema politico e amministrativo per spingere verso modelli di partecipazione, trasparenza e controllo più efficaci. Se questo modello funzionerà potremo anche raggiungere quell’evoluzione culturale della nostra società che, come dicevo, è alla base di un vero cambiamento.

Tutto ciò non basta però. Credo anche che sarà importantissimo, per la cosiddetta “società civile”, organizzare delle modalità strutturate e sistemiche di vigilanza, monitoraggio e valutazione dei comportamenti degli amministratori rispetto alle promesse e ai programmi elettorali, per mettere in evidenza pubblicamente coerenze e “tradimenti”, correttezza istituzionale e rispetto delle norme, e chiedere conto di tutto quello che non viene fatto o viene fatto male. Un sistema del genere, molto evoluto e con molte risorse a disposizione, è attivo ed efficace negli Stati Uniti. Stiamo lavorando con altre associazioni per strutturare un sistema simile come concetto e capacità anche di interdizione di politiche e scelte amministrative inaccettabili per l’interesse collettivo.

Credo che il nostro ruolo sia quello di far crescere consapevolezza e partecipazione attraverso azioni, condivisione di buone pratiche, educazione a partire dai problemi che i cittadini si trovano ad affrontare sul territorio tutti i giorni. Occorre mettere insieme risorse e idee per raggiungere massa critica e riuscire a parlare in modo adeguato a quante più persone possibile, ma anche utilizzare strumenti moderni di comunicazione per dare prospettive e la speranza che le cose possano davvero cambiare in meglio.

Infine, sempre in termini di verifica e intervento da parte delle organizzazioni civiche, credo sia giunto il momento di avere una maggiore capacità di intervento di contrasto legale degli atti amministrativi illeciti o apertamente illegali. La situazione è così grave, e sto parlando della nostra regione e dell’amministrazione comunale di Roma e di altre città del Lazio, che credo sia necessario porre un argine ad abusi e violazioni normative di forma e di sostanza che si moltiplicano in modo preoccupante. Stiamo lavorando quindi alla creazione di una sorta di gruppo di azione giuridica intra-associativo che sia in grado di operare a tutela dei cittadini in modo strategico, con un ampio respiro, avviando battaglie legali su temi importanti al fine di indicare nuove strade normative per il futuro.

(intervista a cura di Angela Masi)

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