Disuguaglianza fa rima con declino

Cresce il divario fra ricchi e poveri

di Andrea Festa –

Uno studio dell’Ocse certifica un divario crescente tra ricchi e poveri nei paesi avanzati e mette in guardia sulle sue conseguenze nel lungo periodo. Alcuni effetti sono già visibili. A cominciare da quelli sulla crescita. Latitano, almeno in Italia, politiche utili a invertire la tendenza.

Meno opportunità per chi ha un reddito basso

L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha fotografato una volta di più ciò che da tempo è sotto gli occhi di tutti: nei paesi più sviluppati il 10 per cento più ricco della popolazione continua ad arricchirsi, e lo fa a spese dei soggetti più svantaggiati.
Un esempio sono i giovani cresciuti in famiglie a basso reddito, che vedono progressivamente ridursi le possibilità di avanzamento economico-sociale. I dati evidenziano infatti che l’aumento delle disparità nella distribuzione del reddito incide negativamente sullo sviluppo delle capacità lavorative di coloro che provengono da nuclei familiari con scarsi livelli di istruzione, perché per loro diminuiscono le opportunità di istruzione di grado elevato, di carriera lavorativa e di mobilità sociale. Di conseguenza, la disuguaglianza ha un effetto negativo sulla crescita proprio perché ha una responsabilità nello scarso sviluppo del capitale umano di una parte della popolazione.
In effetti, dall’analisi dell’indice di Gini secondo i dati Ocse (figura 1) si evince che negli ultimi decenni la diseguaglianza all’interno dei paesi a reddito medio-alto non ha fatto altro che aumentare. Uniche eccezioni sono Grecia e Turchia che partivano da livelli di disuguaglianza già molto elevati, che conservano tuttora
In Italia, nel periodo considerato, l’indice di diseguaglianza è cresciuto da 0,31 a 0,336, mentre l’Ocse quantifica un effetto negativo dello 0,15 per cento sul tasso di crescita del Pil annuale per un incremento di un punto dell’indice di Gini. Per l’Italia, in particolare, l’Ocse stima che il Pil pro-capite sarebbe maggiore di circa 8 punti percentuali se nel corso degli ultimi decenni la diseguaglianza non fosse aumentata di circa 3 punti.
Ciò suggerisce che ridurre la diseguaglianza può favorire la crescita futura e impedire il declino del paese, anche se va ricordato che l’aumento della diseguaglianza è solo uno dei tanti fattori responsabili della bassa crescita italiana.

Oltre la crescita

Parlare di crescita tout court però non basta, poiché da sola non è sufficiente a garantire un minimo comun denominatore di benessere economico in paesi a diseguaglianza crescente. È necessario che sia accompagnata da politiche redistributive finalizzate a ridurre la diseguaglianza in favore non solo dei poveri, ma anche delle famiglie a basso reddito o a rischio povertà. Le misure, più che limitarsi a programmi anti povertà o trasferimenti di denaro per sostenere i consumi, dovrebbero prevedere anche politiche attive, indirizzate a soggetti a basso reddito, per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro, un miglior legame scuola-lavoro e l’accesso a un’istruzione di qualità.
Politiche necessarie ma, almeno in Italia, non sufficientemente realizzate, come dimostrano i tassi di disoccupazione giovanile e femminile e la modesta quota della spesa sociale destinata a questi obiettivi.
La redistribuzione fiscale, necessaria anche per coprire i costi delle politiche attive, potrebbe incidere sulla popolazione più ricca, mediante forme di tassazione dei redditi di capitale, generalmente posseduti dalle famiglie agiate.
Il rischio è però che la redistribuzione attraverso la leva fiscale e le politiche attive possa avere un effetto negativo sulla crescita – a causa dei disincentivi dal lato dell’offerta di lavoro, per i costi elevati, per le eventuali inefficienze amministrative – e alla fine tutto potrebbe ridursi in un sostanziale spreco di risorse. Tuttavia, al di là dell’effetto negativo sulla crescita di lungo periodo, in un paese sempre più sperequato come il nostro, la riduzione della diseguaglianza resterebbe comunque auspicabile, se non altro da un punto di vista sociale.

GIni _festa

Tratto da lavoce.info