Riprogettiamo il futuro dei nostri quartieri

di Rossella Aprea

Riscoprire la storia dei nostri quartieri non è altro che recuperare dei fili che si intrecciano saldamente con le nostre vite. Si tratta, in realtà, di ricostruire una stratificazione di ciò che vediamo nelle nostre città, che è il risultato di una serie di fattori che hanno portato quegli spazi urbani – i quartieri – ad essere come oggi si presentano, realtà stratificate. Ricostruire una stratificazione ha, dunque, un valore non solo culturale, ma anche profondamente sociale e umano.

Secondo Emma Tagliacollo, docente di Architettura presso l’Università La Sapienza di Roma “tra il progetto architettonico, ciò che l’uomo produce, e la natura vi è un conflitto che viene colmato dalla realizzazione dell’opera; tale manifestazione dell’opera – che addomestica e domina il contesto (la natura e la città) – fa mutare i luoghi. Questo è vero sebbene alcuni spazi abbiano la vocazione a quel progetto solamente, sebbene alcuni luoghi vogliano e chiedano quell’opera…E’ per questo che l’analisi del contesto è fondamentale…in fondo l’architettura è il risultato di una forza che viene dalla città e la città di una che chiama l’architettura.” “Un’opera ci coinvolge, sia per come si pone sotto i nostri occhi sia per come stimola i sensi interessati. Essa scatena nel nostro spirito ciò che vi è di atavico in noi, nei nostri ricordi acquisiti (consci o inconsci)…” (Le Corbusier)

E’ proprio da questi spunti di riflessione che nasce l’interesse e la curiosità per il lavoro di Emma Tagliacollo, “La progettazione dell’Eur. Formazione e trasformazione urbana dalle origini a oggi”, pubblicato di recente dalla casa editrice Officina Edizioni. Un contributo, uno studio, un’analisi approfondita sulla storia dell’Eur, quella di Emma di Tagliacollo, che ci conducono sulle tracce di un quartiere di Roma, che potrebbe assurgere a paradigma di altre realtà analoghe, in cui l’eredità del passato, di un passato di cui spesso si disconoscono i valori, mostra ancora tutta la sua forza, il suo senso, il suo significato, e insieme le sue contraddizioni, la sua complessità. Elementi che si fondono e che pesano sul presente e che andranno a determinarne in vario modo anche il futuro. Una realtà – il quartiere – che spesso costituisce ancora una presenza fortemente caratterizzante all’interno di un contesto più vasto ed eterogeneo – la città -.

Conoscere ci arricchisce sempre, ci fa approfondire ogni esperienza, ci fa scoprire valori e significati, che talvolta o troppo spesso, si presentano a noi come dei veri e propri tesori nascosti. Così anche “scavare” nell’evoluzione architettonica ed urbanistica di una parte, anche piccola di territorio, ma che magari è quella più vicina a noi – il quartiere – nel quale viviamo, diventa una scoperta, che ha il sapore di una conquista di nuove consapevolezze nel nostro spazio interiore. L’architettura, l’opera architettonica e l’architetto si occupano dell’uomo o meglio è l’uomo che si occupa di architettura, in quanto, come diceva Heidegger “essere uomo significa stare sulla Terra come mortale, e cioè abitare”. Conoscere l’ambiente, dunque, in cui viviamo, ci rende ancora più ricettivi, perchè ci predispone a ricevere ancora più stimoli, emozioni, significati, forme e valori che possono provenire dal mondo esterno, da quel mondo nel quale ci muoviamo ogni giorno, nel quale viviamo, trascorrendo le nostre giornate.

Così questo viaggio che Emma Tagliacollo ha minuziosamente, rigorosamente, “filologicamente”, condotto nell’Eur, un quartiere dall’anomala genesi e dalla contraddittoria evoluzione, “costituisce l’occasione” – come dice Antonello Monaco – “per proporre alcuni interrogativi di stringente attualità sui destini della città postindustriale”, sui nostri destini, sulla qualità delle nostre vite. Oggi si può ancora parlare di una città come “aggregazione di architetture all’interno di un’idea di continuità e condivisione o è il caso di parlare della singolarità di ogni evento architettonico …in cui i singoli oggetti architettonici campeggiano … su spettrali brandelli di spazi urbani abbandonati dalla vita sociale, minacciosi, inospitali: gli spazi dell’emarginazione e dei rifiuti urbani..”?

L’Eur doveva rappresentare una città ideale secondo l’ideologia fascista, da cui ha tratto origine, ma è rimasta incompiuta per cause belliche. Dopo il boom economico l’Eur divenne una città reale con le contraddizioni di una crescita che non riuscì a delineare una entità urbana compiuta, e che l’ha resa articolata in una serie di pieni e vuoti che si susseguono. Il libro prende avvio dallo studio delle nuove architetture che interessano questa parte di Roma, alcune in fase di realizzazione, altre ancora allo stadio di progetto. Inedita e centrale la parte dello studio dedicata alla descrizione delle abitazioni, una vera e propria guida alle aree residenziali dell’Eur, completata ed arricchita da interviste a noti architetti e studiosi – Aldo Aymonino, Mario Manieri Elia, Massimiliano Fuksas, Franco Purini e Laura Thermes.

Questo libro, dunque, attraverso i suoi molteplici angoli visuali e la sua minuziosa ricostruzione storica, intende rispondere ad un interessante interrogativo di Antonello Monaco ” A cosa serve lo studio della storia se non ad adombrare nuove prospettive di vita per il presente e nuovi orizzonti per il futuro?” Dunque, la “conoscenza della storia” può offrire interessanti, nuove prospettive di sviluppo di città e quartieri e fornire quegli elementi indispensabili e sufficienti per formulare delle ipotesi per le loro future riorganizzazioni, rinunciando a facili operazioni di demolizione, ma scegliendo di valorizzare le aree attraverso la progettazione e riprogettazione delle architetture.