Il 2 dicembre 2017 Lapo Berti, il nostro presidente e ideatore del sito, nonché amico e compagno di questa ed altre avventure ci lasciava.
Il silenzio è durato qualche mese dopo la scomparsa di Lapo. Inevitabile per l’incredulità, lo smarrimento e la faticosa decisione di cosa fare.
Non è stato e non è facile per chi come me e come altri amici che hanno condiviso con lui la quotidianità, fatta di semplicità, curiosità, passione civile e profonda intesa umana, ci si è ritrovati senza il nostro compagno di viaggio, il più saggio, lucido, colto, ironico, sorridente, appassionato e modesto dei compagni.
Ho conosciuto Lapo 17 anni fa. Era il mio primo giorno di lavoro all’Antitrust e mi apprestavo ad incontrare il mio nuovo capo, che dirigeva la biblioteca, dove sarei andata a lavorare. Era Lapo. Ricordo perfettamente quell’incontro, non tanto per le parole che mi disse (sono passati troppi anni), quanto piuttosto per le sensazioni che mi trasmise: pacatezza, capacità di ascolto, interesse, disponibilità. Alla fine ne ricavai un’unica sensazione: signorilità. E’ ed è stata questa la cifra di Lapo, del modo in cui ha diretto la biblioteca dell’Antitrust e del modo in cui si rapportava con collaboratori, colleghi, vertici istituzionali e tutte le altre persone con cui entrava in contatto. Non è stato difficile trovare un terreno di scambio, non solo lavorativo, ma anche umano, che si è arricchito e accresciuto in tutti questi anni di confronto e di confidenze, di battaglie continue, di vittorie e sconfitte, di progetti che rimettevano in moto gli entusiasmi e le speranze di cambiare anche solo quella piccola parte di mondo in cui ci trovavamo a vivere, con l’ambizione di fare di più, con il coraggio di osare, di rischiare, di mettersi in gioco, sempre, non tirandosi mai indietro.
Ho imparato da lui cosa significa essere disponibili al confronto, ad accogliere anche il dissenso, senza per questo arrivare a scissioni o contrapposizioni insanabili. Ho imparato a sostenere e difendere le idee senza alzare la voce, nel pieno rispetto degli altri. Ho imparato ad avere uno sguardo positivo, a capire che bisogna fare la propria parte, sempre, anche sapendo che si andrà incontro ad una probabile sconfitta, mantenendo, però, coerenza e rigore morale. Ho imparato che la propria dignità e il rispetto verso se stessi valgono più di qualsiasi riconoscimento ottenuto attraverso mortificanti compromessi, non vi è un prezzo per i propri principi e i propri valori. Ho imparato che è un segno di forza e non di debolezza, ammettere con onestà i propri errori, per cambiare idea quando questa ha mostrato tutti i propri limiti. Richiede coraggio e capacità di autocritica. Ho imparato che qualsiasi sia l’impegno che ti accingi ad assumere, devi farlo mettendo in gioco tutto te stesso, rischiando sempre, perché è l’unico modo in cui puoi sperare di portare a termine qualcosa. Ho imparato che bisogna saper perdere con dignità, senza mai sentirsi un perdente, mantenendo viva la voglia di ricominciare. Ho imparato che bisogna provare, riprovare, riprovare, riprovare, sempre, mantenendo viva la speranza, cadendo e rialzandosi senza mai piangersi addosso e lamentarsi. Ho imparato che la cultura e la conoscenza sono le uniche chiavi che ci possono consentire di raggiungere la consapevolezza e permetterci di essere veramente liberi, ragionando con la propria testa, senza subire condizionamenti e influenze esterne, senza omologarsi. E infine, ora ho dovuto imparare ad accettare che i compagni e gli amici se ne vanno, che il dolore è l’altra faccia della gioia, che va mantenuto vivo ciò che ci hanno regalato fin quando sono stati con noi. Ho imparato cosa vuol dire “vivere” e Lapo ha incarnato tutto questo con profondità e con la più assoluta semplicità, modestia e leggerezza.
Come dice il poeta Kostantinos Kavafis: “Ciò che conta non è la méta”, che pure bisogna avere in mente come un pensiero costante, “ma il viaggio”, che non bisogna affrettare. Deve durare a lungo, per anni, perchè è lungo il viaggio che accumulerai i tuoi tesori, non quando avrai raggiunto la méta.
Caro Lapo, la tua passione per l’uomo che si è tradotta in impegno politico, sociale, intellettuale ti ha dato la possibilità di fare un bel viaggio, “senza di lei mai ti saresti messo sulla strada” e con tutta la tua esperienza addosso hai compreso cosa quella méta voleva significare. In una parola hai vissuto una buona vita.
Sei stato un grande viaggiatore, come dice Charles Baudelaire. E con cuore leggero, senza sfuggire al tuo destino, sempre pronto a partire, anche stavolta hai detto “Andiamo”! E ti sei incamminato per un altro viaggio, sognando “voluttà vaste, ignote, mutevoli, di cui lo spirito umano non conosce il nome!”. Ti vogliamo ricordare così, richiamando l’immagine del quadro “Viandante sul mare di nebbia” del tuo pittore preferito, Caspar David Friedrich, che incarna perfettamente qual è stato il tuo modo di essere nel mondo.
Anche noi siamo dei “viandanti” e con il nostro piccolo bagaglio continueremo il nostro viaggio, seguendo strade diverse, ma parallele, cammineremo, sognando ciò che lo spirito umano non conosce, perchè abbiamo visto attraverso di te quali tesori si possono accumulare durante il viaggio.
Ciao Lapo, grazie per averci regalato te stesso. Il nostro è un arrivederci, perché chissà che il viaggio non ci consenta di incrociare ancora le nostre strade in qualche modo. Sei stato un compagno meraviglioso, uno dei tesori che abbiamo incontrato nel nostro viaggio, che proseguiremo, come tu avresti fatto, portandoti con noi.
Con sincero e profondo affetto,
I tuoi amici e compagni di viaggio
Rossella, Emma, Saveria, Katia, Tommaso, Adio, Claudio, Daniela, Sergio e Alessandra