Fannulloni o “civil servant”? La qualità nella Pubblica Amministrazione

di Cinzia Fortuzzi

“I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione”
Il 21 dicembre 2004 il presidente Ciampi, nel suo discorso alla cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale e Capodanno con le magistrature della Repubblica, aveva richiamato l’attenzione sull’articolo 98 della Costituzione, che recita testualmente: “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione”. Ciampi proseguiva dicendo che la Pubblica Amministrazione non dovesse essere considerata una palla al piede.

Civil Servant:  servitori dello Stato all’estero, “fannulloni” in Italia

La concezione di “Civil Servant”, molto chiara nei paesi anglosassoni, corrisponde al significato latino delle parole Ministro e Ministero : servo, domestico, funzionario, subordinato, amministratore, cioè colui il quale è preposto a rendere un servizio alla Stato del quale fa parte.

In Francia è famosa la preparazione di alto livello che la bureaucratie riceve dall’ Ecole Nationale d’Administration (ENA), la cui missione principale, come si legge dal sito, è “de recruter et de former les hommes et les femmes qui feront vivre et évoluer les administrations, tout en leur transmettant l’éthique du service public, fondée sur des valeurs de responsabilité, de neutralité, de performance et de désintéressement.”

Negli Stati Uniti, ancora, esiste la Merit Systems Protection Board (MSPB). I compiti di questo Comitato riguardano tutto quello che interessa i dipendenti pubblici: dal reclutamento alla formazione, alla retribuzione; ma, soprattutto, si occupa di proteggerli dall’azione arbitraria, dai favoritismi personali o da coercizioni per fini politici di parte.

Se nei paesi anglosassoni i dipendenti pubblici rappresentano il punto di forza dell’Amministrazione Statale, in Italia, erede di un’organizzazione amministrativa millenaria, la Pubblica Amministrazione non gode di molto apprezzamento. Tanto che, ultimamente, è stato coniato, per identificare i dipendenti dello Stato, il termine “fannulloni”.

Una Pubblica Amministrazione da riformare, che soffoca le sue risorse migliori

Il discorso del Presidente Ciampi auspicava “che lo spirito di innovazione si innestasse nella realtà di un’Amministrazione e la fertilizzasse, apportando un miglioramento continuo”. Purtroppo tali parole sono rimaste senza riscontro. Benché nell’Amministrazione esistano competenze spesso superiori a quelle del settore privato, la cattiva organizzazione, i numerosi tentativi di riforma mai andati in porto; la demotivazione, il clientelismo bloccano qualsiasi tentativo di riscatto ed ammodernamento.

Cause complesse hanno determinato il naufragio di tutti quegli strumenti che avrebbero dovuto garantire la trasparenza delle assunzioni, gli avanzamenti di carriera per i più meritevoli e una riorganizzazione in senso positivo di tutto l’apparato burocratico. I motivi principali che hanno provocato tali insuccessi sono l’occupazione partitocratica delle istituzioni, la corruzione e un certo atteggiamento clientelare nella gestione delle risorse umane ed economiche.

Quanto sopra produce anche nei dipendenti una demotivazione e un senso di sconforto, che spesso li conduce o ad allinearsi agli standard peggiori o, contrariamente, a sviluppare una coscienza e un senso di responsabilità straordinari, i quali non si accompagnano quasi mai ad avanzamenti di carriera e/o ad aumenti di retribuzione, con la conseguenza che il tutto genera malcontento diffuso ed un senso di sconfitta.

Cosa manca alla nostra Pubblica Amministrazione? Trasparenza, meritocrazia, rispetto delle procedure, vera leadership

Sarebbe opportuno quindi che, invece di condurre campagne più o meno denigratorie nei confronti dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, si conducesse un’azione moralizzatrice di tutto il settore pubblico attraverso una maggiore trasparenza, una vera meritocrazia e il controllo del rispetto di procedure (che a volte già esistono). Quanto sopra potrebbe garantire un efficace baluardo agli interessi disonesti, sia per quanto riguarda le assunzioni e gli avanzamenti di carriera, sia per quanto riguarda esternalizzazioni, contratti, appalti, etc.

Uno studio del Club The European House-Ambrosetti: la Lettera di Agosto/Settembre 2008 – n° 20, intitolata: “La trama e l’ordito : il quadro di comando per le alte direzioni “, sosteneva che per creare valore nel continuo, sia per quanto riguardava le organizzazioni pubbliche, che per quelle private i fattori di successo erano: la qualità del Sistema di Governo, la qualità della Leadership, la qualità della Cultura (individuale e del contesto di cui si tratta); mentre gli aspetti trasversali erano: il livello di Intelligenza diffusa, l’Innovazione continua a tutto campo, il livello di Flessibilità, sotto tutti i profili rilevanti, la Semplicità, a sua volta sotto tutti i profili rilevanti. In modo molto comprensibile veniva spiegata l’idea con la figura seguente:

In conclusione, se gli amministratori pubblici, dal livello più basso a quello più alto, riuscissero a far rivivere un'”etica del servizio pubblico” e a recuperare il senso dell’essere realmente dei “Civil Servant”, la loro integrità , la loro responsabilità, neutralità e disinteresse permetterebbero all’Amministrazione Pubblica di non essere percepita come un peso e di poter migliorare le proprie performances. Ogni atto amministrativo dovrebbe avere come unico scopo quello di perseguire l’interesse pubblico e il bene comune, questi due valori dovrebbero prevalere su qualsiasi altro. Di conseguenza la Pubblica Amministrazione costituirebbe la vera spina dorsale del Paese e, migliorando l’offerta dei servizi, consentirebbe al Paese di progredire. Anche questa è qualità della vita!