L’autogoal del cardinal Bagnasco

di Rossella Aprea

Se il cardinal Bagnasco avesse taciuto…

Se il cardinal Bagnasco non avesse dichiarato qualche giorno fa che bisognava incentivare la lotta all’evasione fiscale, invitando un governo in piena Babele, che sta lasciando il Paese senza timoniere in uno dei momenti più drammatici dell’Italia post-bellica, chissà se e quando qualcuno avrebbe puntato l’indice accusatore contro i privilegi della Chiesa.

Questo intervento è stato avvertito, infatti, con particolare irritazione perché proveniente da parte del Vaticano che vive e prospera, secondo i più, al riparo del Concordato e di una serie consistente di esenzioni (es. l’ICI sugli immobili) ed elargizioni (es. otto per mille).

Da che pulpito, viene la predica ! – hanno pensato in molti. Giusto, certo, indicare e sollecitare con sdegno la classe politica a recuperare i soldi necessari al pareggio di bilancio, non vessando le famiglie, ma colpendo finalmente gli evasori fiscali che sottraggono alle casse dello Stato e ai cittadini circa 300 miliardi di introiti l’anno, ma come non avvertire una fastidiosa sensazione di incoerenza e ipocrisia? E con questo non si intende attaccare la Chiesa, in quanto entità religiosa, i cui luoghi di culto vanno sicuramente esclusi da ogni forma di tassazione. Questa misura garantirebbe, di fatto, al Vaticano, già da sola, un’ampia copertura alle proprietà della Chiesa nei confronti del Fisco. Infatti, questo tipo di esenzione fiscale si estenderebbe anche alle pertinenze (i chiostri, il sagrato, la canonica), alle parrocchie e agli immobili utilizzati per i servizi sociali in convenzione (mense, centri di assistenza e volontariato).

Privilegi all’ombra del Colonnato

Ma almeno cancellare le ulteriori concessioni che il governo Berlusconi nel 2005, alla vigilia delle elezioni, aveva aggiunto, sarebbe doveroso in un momento di crisi così grave per il Paese. Infatti, dal 2005 il Vaticano usufruisce dell’esenzione ICI anche per quegli immobili della Chiesa cattolica che svolgono una vera e propria attività commerciale: ospedali, scuole, alberghi e circoli. Centinaia di enti attivi nella sanità e nell’istruzione, inoltre, versano solo il 50 per cento delle imposte sui redditi (Ires). L’articolo 149 (quarto comma) del Testo unico delle imposte (Tuir) riconosce, infatti, agli enti ecclesiastici lo status perenne di enti non commerciali. Per questo motivo, la Commissione europea ha avviato da tempo un’indagine approfondita sui privilegi della Chiesa cattolica (quelli non contenuti nei Patti lateranensi), per verificare se le esenzioni date ad istituti, che in pratica svolgono attività commerciale, possano distorcere la concorrenza, ed entro l’anno si pronuncerà sulla correttezza di questo status da privilegiati.

Ma altre sono le forme di sostegno e le elargizioni garantite alla Chiesa cattolica: ad es. nella “Legge Bucalossi” (Legge n.10 del 1997) e nel Testo unico in materia edilizia (decreto legislativo 6 giugno 2001, n. 380) il patrimonio immobiliare ecclesiastico cresce e si sviluppa grazie al fatto che i Comuni destinano dal 7 al 9% degli oneri di urbanizzazione secondaria (pagati da chi effettua interventi di costruzione o trasformazione edilizia) per finanziare la costruzione o l’ammodernamento di immobili ecclesiastici.

La legge n.12/2005 della Regione Lombardia impone ai Comuni di versare l’8% [degli oneri di urbanizzazione sostenuti dai cittadini,] agli “enti istituzionalmente competenti in materia di culto della Chiesa Cattolica”.

Le affermazioni in difesa del Vaticano, anche da parte di molti politici, sono tutte basate sulla considerazione delle finalità sociali a cui sarebbero destinate le iniziative, anche economiche, della Chiesa, ma a questo punto si dovrebbero estendere le medesime agevolazioni anche a tutte le organizzazioni laiche con analoghe finalità sociali. Per ragioni di equità. Inoltre, l’entità del patrimonio immobiliare della Chiesa (si stima che costituisca il 20% di tutto il patrimonio immobiliare italiano) e delle sue attività economiche costituisce una ricchezza talmente gigantesca, che escluderla da qualsiasi forma di tassazione, si traduce in un considerevole aggravio per i cittadini, inaccettabile sempre, ma specialmente in questo momento, quando è richiesto, anche e soprattutto a chi meno ha, di contribuire.

Lotta all’evasione e pareggio di bilancio

Che la lotta all’evasione ci porterebbe diritti diritti al pareggio di bilancio, senza nessun aggravio per i cittadini, e consentirebbe di disporre anche di una pingue riserva economica da investire (affidata, possibilmente, ad amministratori onesti e capaci) nella scuola, nella ricerca, nella sanità, nei servizi pubblici, nonché di rilanciare un Paese con un PIL che langue da diversi anni di poco al di sopra dello zero, forse non tutti ne siamo consapevoli, ma i politici sì. Eppure è un argomento tabù, non se ne parla o se ne parla poco. Meglio mettere le mani nelle tasche degli Italiani non privilegiati, del ceto medio-basso, degli “stupidi” che le tasse le pagano o le hanno sempre pagate, che tassare con la dovuta proporzione i privilegiati e i disonesti, arricchitisi spesso anche grazie all’evasione. Chi più ha, meno paga (o non paga affatto). I privilegi non si toccano. Il discorso del cardinal Bagnasco sarebbe potuto apparire come una giusta denuncia e un richiamo forte e autorevole ad una maggiore giustizia sociale, se la Chiesa cattolica, in quanto istituzione, non facesse parte anch’essa della schiera dei grandi privilegiati. Agli Italiani è apparsa veramente come una beffa, che si aggiungeva al danno. Ed è sembrato veramente troppo anche per un popolo abituato a subire come il nostro.

L’indignazione forcaiola del Web

Sul Web si è scatenata la comprensibile reazione degli “indignati”, che hanno chiesto alla Chiesa di compiere lei il primo passo, di dare l’esempio in questo momento critico, di spogliarsi dei privilegi e di aiutare le famiglie e il Paese in difficoltà.

Cardinal Bagnasco era meglio tacere, quanto meno per ragioni di opportunità.

Le proteste hanno fatto crescere la rabbia, un pò forcaiola e irrazionale, che in poco meno di tre giorni ha visto quasi 100.000 persone manifestare il proprio dissenso, anche aggressivo, e proporre di predisporre presidi davanti ai luoghi di culto cattolico e ai possedimenti del Vaticano perché la Chiesa non resti a guardare e faccia il proprio dovere.

Se la Chiesa decidesse autonomamente di stare con il Paese in questo momento di difficoltà, condividendone i sacrifici, riacquisterebbe credibilità.

Pagare per motivi etici e di coerenza evangelica e civile

Cosa accadrà? Nessuno può saperlo, ma questi fenomeni sono interessanti, perché costituiscono i primi segni di un malcontento “di pancia” di quella parte del Paese che ha sempre pagato per tutti. I privilegi e i privilegiati non sono economicamente più sostenibili oggi, oltre ad essere da sempre inaccettabili moralmente.

Il rischio è che si avvii una caccia alle streghe nell’autunno caldo che si prospetta per il nostro Paese. Sicuramente qualcosa accadrà, si spera che chi debba provvedere a ripristinare un po’ di giustizia sociale, lo faccia presto e bene, prima che gli animi si inaspriscano ulteriormente.

Intanto, come viene riportato su un articolo de “Il Fatto quotidiano” per comportarsi con equità, non bisogna attendere l’imposizione di una legge, lo dimostra Don Paolo Farinella che su Facebook ha scritto: Sono orgoglioso di annunciare che da quando sono parroco, la mia parrocchia di San Torpete paga regolarmente l’Ici perché non mi sono mai avvalso delle esenzioni per motivi etici e di coerenza evangelica e civile. Lo dico per giustizia”.