Nuovi spazi di lavoro per un lavoro che cambia

di Luigi Della Luna Maggio

Giovedì 5 dicembre si è concluso, alla Casa dell’Architettura (Roma), il ciclo di incontri dal titolo “Qualità della vita è” organizzato e promosso da Lib21 in collaborazione con Next e la Consulta Professionale Junior dell’Ordine degli Architetti di Roma. Con DARE SPAZIO AL LAVORO abbiamo voluto intercettare quella domanda di disagio sociale che dilaga nelle nostre città a causa di una crisi economica che colpisce le fasce più deboli della popolazione, impoverisce gradualmente il ceto medio e allarga progressivamente la forbice tra i ricchi e i poveri nel nostro Paese.

Con DARE SPAZIO AL LAVORO, insomma, abbiamo messo sul tavolo una serie di questioni, legate al lavoro, al recupero e al rilancio degli spazi urbani, a un nuovo modello di sviluppo di crescita economico, che saranno certamente riprese nei prossimi appuntamenti in programma dal prossimo anno organizzati da Lib21 in collaborazione con le tante altre Associazioni e Organizzazioni che in questi mesi ci hanno dimostrato tanta fiducia e interesse per le nostre idee e i progetti in cantiere. Abbiamo posto al centro dell’incontro la relazione tra il lavoro e lo “spazio” , ovvero come oggi il lavoro, destrutturato nelle forme del lavoro salariato, promuove una profonda trasformazione degli spazi urbani, delle città e dei nostri territori. Le aree dismesse, quei territori un tempo al centro del processo di produzione del lavoro, sono ri-pensate in una logica di apertura dello spazio per quei movimenti e associazioni di cittadini e lavoratori che provano a immaginarsi una dimensione nuova, in termini di “spazio”, slegata cioè dal concetto di mercato, e non direttamente riconducibile alle logiche del capitale. Ciò che viene comunemente definito come “bene comune” (pur tenendo conto delle diverse sfumature) si fa interprete di uno spazio urbano nuovo, nel quale, appunto, presa coscienza della scomparsa del lavoratore della fabbrica fordista, interagisce il “popolo” delle partite IVA con le vecchie figure impiegatizie messe in crisi dallo sviluppo delle muove tecnologie informatiche e con i nuovi lavoratori, quelli che cercano di scovare nella crisi del mercato del lavoro un’opportunità di occupazione. Cambiano, così, i contorni della composizione sociale, che prende spunto dall’incontro e dall’interazione dei lavoratori, vecchi e nuovi, che vedono nella città, e nel riuso degli spazi urbani, la possibilità di dare vita a un nuovo “spazio” del lavoro e a nuove forme di cooperazione. Perché questo accada, e perché nuove forme di lavoro e di cooperazione possano diventare una forte controparte del capitale organizzato, è necessario una riconquista e un ripensamento dello spazio urbano, dei suoi tempi e delle sue modalità di accoglienza. E’ necessario volgere, quindi, lo sguardo alle trasformazioni delle città e delle sue aree dismesse se si vuole cogliere il vero e più profondo significato della crisi economica e del lavoro di oggi.

Con i saluti del Consigliere Luisa Mutti dell’Ordine degli Architetti di Roma e con la proiezione di un video introduttivo (clicca qui www.youtube.com/watch?v=YzQvmOnjC5M) che racconta la crisi del lavoro di oggi, ideato e realizzato da Lib21, abbiamo aperto i lavori di DARE SPAZIO AL LAVORO, moderato da Rossella Aprea, documentalista. E’ stato un momento di vero confronto anche con l’esterno, con chi, non potendo esserci “fisicamente” alla splendida Casa dell’Architettura di Roma, ha potuto interagire con i nostri relatori inviando i propri contributi e commenti via twitter utilizzando l’hastag #spaziolavoro.

Sono intervenute tante Associazioni, che ci hanno aiutato nell’organizzazione dell’evento e che hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i nostri relatori. Acta, Il Quinto Stato, OfficineZero, Open City Roma, sono state protagoniste e testimoni del grande sforzo realizzato, in sinergia con Lib21 e Next, per realizzare DARE SPAZIO AL LAVORO. Ognuna di esse ci ha raccontato la propria esperienza sul campo, quelle di coworking e di condivisione ottimale degli spazi sui luoghi di lavoro, di nuovo e vecchio artigianato che rinsalda il legame tra forme vecchie e nuove del lavoro, di promozione di un nuovo modello di sviluppo basato sul concetto di “bene comune” e che mette al primo posto l’ambiente, la cultura e la comunità, di tutela dei diritti fondamentali, soprattutto quelli di “nuova” generazione, in un tempo in cui l’aggressione del capitale rende tutto più difficile.

Le Associazioni ospiti di DARE SPAZIO AL LAVORO, hanno, inoltre, avuto l’opportunità di confrontarsi direttamente con le Istituzioni, in rappresentanza delle quali è intervenuto Massimiliano Smeriglio, Vice Presidente e Assessore alla Formazione, Università, Scuola e Ricerca della Regione Lazio. Smeriglio ha sottolineato il grande sforzo finora fatto da parte delle Istituzioni locali, in particolare la Regione, indicando come via d’uscita dalla crisi economica la strada dell’innovazione e dell’inclusione sociale. Esiste sul tavolo un progetto di sostegno della Regione Lazio per aprire 200 spazi di coworking per favorire l’aggregazione di diverse realtà professionali e per costruire filiere produttive coerenti e qualificate di cui “Millepiedi” costituisce il nucleo originario che si sta sviluppando nel quartiere Garbatella di Roma.

Insomma, Smeriglio ha lanciato diversi spunti di discussione, ripresi in larga parte dagli altri relatori presenti alla casa dell’Architettura.

Lapo Berti, economista e Presidente di Lib21, ha fissato i paletti entro cui sfidare la crisi economica: ripensare a un nuovo modello di sviluppo economico nel quale il conflitto sociale, espressione di una composizione sociale rigenerata dalla partecipazione attiva dei lavoratori di “nuova” generazione, gioca un ruolo determinante nella partita dello sviluppo del nostro Paese. Ricomporre l’assetto sociale, per Lapo Berti, significa innanzitutto ricucire gli strappi nel vastissimo panorama delle associazioni e organizzazioni che oggi, in maniera più o meno isolata e indipendente l’una dall’altra, agiscono per dare vita a nuove modalità di cooperazione. Il conflitto sociale, quindi, rappresenta lo strumento ideale per portare innovazione in termini di cambiamento sociale perché “una società senza conflitto cessa di essere democratica e diventa preda delle oligarchie economiche o politiche che siano”. Il concetto di conflitto sociale è stato poi inserito in una prospettiva di crisi del capitalismo da parte di Aldo Bonomi, sociologo e fondatore di AAster. Bonomi, da sempre attento allo sviluppo dei territori nella globalizzazione e alle nuove forme di coesione sociale e di comunità, ha preso una posizione molto forte e netta riguardo alla crisi del cosiddetto capitalismo territoriale, uno dei cui effetti è senz’altro la ricomparsa, sotto nuove spoglie, di alcune forme di schiavitù, come è emerso poche settimane fa a Prato. In questo senso, la crisi del capitalismo ha finito per erodere la coesione sociale soprattutto nelle aree del centro-nord del Paese la cui conseguenza è stata certamente una profonda trasformazione delle strutture sociali e, quindi, delle forme stesse del lavoro. Bonomi individua nella green economy la strada maestra per uscire dalla crisi, poiché si tratta di un comparto in grado di mettere insieme, nella prospettiva di una nuova composizione sociale, lavoratori vecchi e nuovi, piccoli imprenditori e lavoratori della conoscenza.

Per Next è intervenuto il Segretario Generale Valentino Bobbio, il quale ha insistito nel corso del suo intervento sulla necessità del cambiamento del modello di sviluppo che tenga conto delle esigenze dell’uomo e dell’ambiente, puntando sull’organizzazione dei meetup per la sostenibilità, una mobilitazione dei cittadini a livello locale, le cui scelte sul mercato possono essere in grado di condizionare le imprese e indurle a recepire i principi della sostenibilità ambientale e sociale.

Infine, l’intervento di Paolo Deganello, designer di grande fama internazionale, ha fatto luce sulle diverse esperienze di coworking quale soluzione innovativa per ri-pensare al lavoro in una dimensione nuova in termini di “spazio” e di responsabilità collettiva. Deganello ci ha presentato un caso di coworking a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, dove si sta sperimentando una cooperazione molto interessante tra lavoratori autonomi e amministrazione comunale, che collabora all’organizzazione e alla riconversione di spazi di coworking.

DARE SPAZIO AL LAVORO si è conclusa con l’intervento di Paola Ricciardi, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma, che ha sottolineato l’esigenza di puntare sull’innovazione, coinvolgendo anche tutte le professioni impegnate sulla cultura del progetto, sperimentando nuove forme di lavoro e di collaborazione.

L’incontro ha fatto emergere la forza e la voglia di ripartire, insieme alle tante associazioni che hanno collaborato con noi, e già dalle prossime settimane con nuove iniziative in cantiere si lavorerà per affrontare con la giusta determinazione i temi che più ci appassionano e per i quali crediamo valga ancora la pena di impegnarsi per un cambiamento vero.