Il futuro del mercato fotovoltaico

di Salvatore Aprea

Il mercato del fotovoltaico vive una “eccellente situazione”

Durante la prima Guerra mondiale, di fronte al possibile sfondamento delle linee da parte dei tedeschi, il generale francese Ferdinand Foch pronunciò le famose parole: “La mia ala destra si ritira. Il mio centro sta cedendo. Manovrare è impossibile. La situazione é eccellente. Io attacco.”

Questo ragionamento, in apparenza paradossale (per la cronaca l’operato di Foch fu coronato da successo), sembra metaforicamente ben rappresentare il momento in chiaroscuro che sta attraversando il mercato fotovoltaico mondiale. I tagli agli incentivi in mercati importanti come quello tedesco e quello nostrano hanno prodotto dei rallentamenti della domanda che ora cresce meno rispetto alla produzione. Attualmente i produttori di moduli fotovoltaici nel mondo sono circa 400, ma le richieste potrebbero essere esaudite con la produzione delle sole dieci imprese maggiori, otto delle quali sono cinesi. Le ambizioni delle grandi aziende e la loro capacità di produzione, oggi già dell’ordine di qualche GW ciascuna, stanno crescendo molto rapidamente. Alcune imprese hanno in progetto di crescere fino al raddoppio della attuale capacità produttiva, come ad esempio la LDK Solar, che programma di passare da 1,6 a 3 GW. Ma la torta sarà abbastanza grande da lasciare una fetta a ognuno? La conseguenza dell’eccesso di offerta ha prodotto nei primi sei mesi del 2011 la riduzione del 25% del prezzo dei moduli. L’eccessiva produzione e i prezzi in picchiata stanno mettendo a dura prova l’industria del settore e non è possibile sapere oggi se i piccoli operatori crolleranno per la corsa al taglio dei costi di produzione o invece, crescendo la competitività del sole con le altre fonti energetiche, si svilupperanno opportunità per tutti. Se i prezzi continueranno a calare si creeranno nuovi mercati e quindi nuove richieste, ma se la crescita di questo comparto industriale sarà troppo rapida rispetto alla domanda del mercato non si potrà evitare la superproduzione, con conseguente lotta al ribasso sui prezzi, riduzione dei margini di guadagno e gravi difficoltà economiche per le aziende meno solide.

La Grid Parity

L’attuale condizione di incertezza vissuta dal settore, che potrebbe preludere alla sparizione di molte piccole aziende, potrebbe però tramutarsi, per riprendere la metafora iniziale, in una “eccellente situazione” di sviluppo: il raggiungimento in pochi anni della Grid Parity (GP) ossia delle condizioni economiche grazie alle quali il costo di produzione del kWh fotovoltaico privo di sussidi statali coincide con il costo di produzione del kWh da fonti convenzionali come il carbone o il gas naturale. Nel dicembre 2010 il dipartimento dell’energia degli Stati Uniti – lo United States Department of Energy– nell’Annual Energy Outlook 2011 ha previsto che il costo totale dell’energia elettrica da fotovoltaico nel 2016 si attesterà in media a 21 centesimi di dollaro al kWh, pari a circa 15 centesimi di euro al kWh, un livello ancora abbastanza distante da quello delle fonti convenzionali, come si può osservare dalla tabella riportata, ma la differenza si sta assottigliando abbastanza rapidamente. Secondo un rapporto presentato dall’IPCC -il “Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici” istituito dalla World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP)- l’Europa raggiungerà la Grid Parity nel 2017. Anche per Sven Teske –direttore per le fonti rinnovabili di Greenpeace International e autore della ricerca “Special Report on Renewable Energy Sources and Climate Change Mitigation”– la Ue nel 2017 potrebbe raggiungere la parità dei costi tra fotovoltaico e combustibili fossili, purché nei prossimi anni i governi mantengano una politica tariffaria stabile e non abbattano gli incentivi al settore. Quest’ultimo aspetto è particolarmente delicato e l’Associazione Europea dell’Industria Fotovoltaica (EPIA), ovviamente, non ha mancato di rilevare come la politica del governo italiano degli ultimi mesi, con il continuo alternarsi di freni e incentivi e soprattutto con la retroattività dei provvedimenti, rischi solo di favorire fenomeni speculativi, facendo fuggire verso altri paesi gli investimenti più interessanti. Non sembra un caso che, ad esempio, uno dei massimi operatori mondiali come la First Solar abbia preferito investire in Cina e negli Stati Uniti, anche se in Italia il pareggio potrebbe essere raggiunto già nei prossimi 3 o 4 anni.

Il solare tra presente e visioni del futuro

Gli elementi in grado di influenzare la domanda -gli incentivi statali, le politiche di contenimento delle emissioni di gas serra, il prezzo del petrolio- sono almeno in parte imprevedibili, ma sappiamo con certezza che nel medio-lungo periodo l’industria del settore nel suo complesso godrà di ottima salute. Attualmente il fotovoltaico fornisce appena lo 0,5% dell’elettricità mondiale, tuttavia la International Energy Agency prevede che nell’arco di 10-20 anni il suo contributo raggiungerà il 10%. Realisticamente, il futuro energetico del pianeta sarà ancora costituito da un mix di fonti dove quelle di origine fossile – petrolio, carbone e gas naturale – faranno ampiamente la parte del leone, ma l’entità del contributo delle rinnovabili dipenderà significativamente anche da scelte di carattere politico. Per Hermann Scheer, il politico tedesco che propugnava più di ogni altro sin dagli anni ’80 un’economia solare mondiale, la politica svolge una fondamentale funzione: accelerare i cambiamenti già in corso nella società che risultano troppo lenti, introducendo sistemi individuali di incentivazione verso le opzioni che alla collettività assicurano la crescita dei benefici o la riduzione dei danni e rischi, come quelli rappresentati ad esempio dai gas climalteranti. Diceva Scheer, “Chi non ha visioni, non dovrebbe fare politica”. Un suggerimento che, oggi ancor più che in passato considerato il precario futuro da cui l’umanità è attesa, farebbero bene a raccogliere in molti….