Reindustrializzare si può

Crema: dall’ex-Olivetti al Polo della Cosmesi

di Rossella Rossini –
Un’esperienza di reindustrializzazione riuscita. Un buon esempio, in un paese che ha assistito e assiste a vicende che hanno segnato e segnano, da nord a sud, il destino di interi territori e la vita di migliaia e migliaia di famiglie e lavoratori: da Arese a Bagnoli a Porto Marghera, solo per fare qualche nome, fino al caso più recente, ma ancora dall’esito ignoto, di Termini Imerese. Lo stesso paese in cui troppo spesso si sono spacciati e si spacciano per progetti di reindustrializzazione accordi tra istituzioni e privati che aprono soltanto la strada alla speculazione dei costruttori.

Siamo a Crema, cittadina lombarda dove sorge il Polo Tecnologico della Cosmesi (PTC): un agglomerato di aziende appartenenti all’intera filiera, nato sulle ceneri della Olivetti. Alle spalle, il supporto di Reindustria, Agenzia Cremona Sviluppo a maggioranza pubblica, creata nel 1994 grazie a un Accordo di Programma tra Regione Lombardia, Provincia di Cremona e Comune di Crema per far fronte alla profonda crisi determinata nell’area dalla dismissione dell’azienda di Ivrea: divenuta effettiva nel 1992, era stata preceduta e seguita da altre rilevanti cessazioni di attività produttive.
Il programma, attuato con la partecipazione delle associazioni di categoria e degli istituti di credito locali e concluso nel 2004 con un bilancio di 200 aziende finanziate e 735 posti di lavoro creati nel comprensorio, ha sedimentato l’insediamento di piccole e medie imprese, strutture consortili e centri di servizi alle imprese, oltre al Polo Didattico e di Ricerca di Crema con la sua formazione professionale e i suoi corsi di laurea.

L’attività iniziale di Reindustria, nata come Agenzia di Sviluppo Locale, aveva l’obiettivo primario di recuperare a fini produttivi l’enorme area dismessa. Negli anni si è sviluppato il progetto di dar vita a un vero e proprio cluster della cosmesi, a partire dal riscontro di una naturale concentrazione sul territorio di aziende del settore. Fanno parte delle missioni dell’agenzia, che si pone come “soggetto di collegamento” tra le istituzioni, il mondo associativo e gli istituti di credito da un lato e dall’altro il mercato, il recupero di strutture industriali e rurali; il supporto alla creazione di imprese; alla loro aggregazione in rete e alla diffusione della cultura d’impresa; all’internazionalizzazione, ai partenariati internazionali e alla partecipazione alle fiere di settore; la promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico; la rilevazione del fabbisogno formativo e conseguente indirizzamento; il coordinamento tra attori pubblici e privati per l’accesso ai finanziamenti; il marketing territoriale.
E’ imminente l’avvio della stagione fieristica 2013, che si apre l’8 marzo con Cosmoprof di Bologna per chiudersi a novembre a Hong Kong con la stessa fiera mondiale della cosmesi. Tappe intermedie a Parigi, New York, Monaco e, per la prima volta, San Paolo del Brasile. Per le aziende del Polo a fare la parte del leone è infatti la domanda estera (+5% il risultato messo a segno dal comparto nel 2012). “Il traino sono i mercati esteri – conferma Alessandra Ginelli, Direttore di Reindustria – perché sono aziende che lavorano per le grandi imprese mondiali. Le maggiori hanno i loro stand e vanno da sole, ma le piccole, che sono la grande maggioranza, ci chiedono aiuto, è una chiamata quotidiana, le aiutiamo a muovere i primi passi nel mondo, cercando quando è possibile qualche sostegno – conclude – come voucher della Regione o l’appoggio del sistema camerale”.

L’Agenzia è partecipata da Enti locali, associazioni imprenditoriali, banche locali e da Cgil, Cisl e Uil, che hanno i loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Da un paio di anni ha investito anche sul settore metalmeccanico, molto presente nel territorio con una miriade di piccole imprese, essenzialmente artigiane, specializzate in tutte le lavorazioni della filiera: un Protocollo d’intesa firmato nel 2010 con la Camera di Commercio di Cremona e le associazioni di categoria ha dato il via al progetto per la realizzazione del Cluster della Meccanica di Eccellenza del Cremonese. “Ma è un settore difficile, non è anticiclico come il cosmetico ed è in grande sofferenza. Sarà un lavoro lungo – afferma Ginelli – perché noi non curiamo l’albero, curiamo la foresta e per rendere una foresta rigogliosa bisogna avere la pazienza di allevare tanti virgulti sapendo che non tutti diventeranno alberi forti e robusti”.

Il modello del Polo Tecnologico di Crema è la Cosmetic Valley che s’irradia attorno alla città di Chartres, realtà nata nel 1994 e riconosciuta dallo Stato francese come polo di competitività nazionale, leader mondiale nel settore della cosmesi, con 550 imprese aderenti. Oggi il PTC, che nella città lombarda ha il suo baricentro, è composto da 145 aziende diffuse sul territorio circostante, sfiorando anche Milano e appartenenti all’intera filiera: ricerca, produzione, confezionamento e packaging, commercio, progettazione e fabbricazione di macchinari e impianti, servizi alle imprese. Quasi due terzi (92) sono concentrate nel cremasco, con circa 3mila dipendenti e 500 milioni di fatturato.
Oggi il Polo, fondato nel 2005 attraverso un percorso partito dal basso intrapreso da alcune aziende e coordinato dall’agenzia di sviluppo del cremonese, attrae aziende e lavoro anche da altre regioni. Si caratterizza per un forte grado d’integrazione e cooperazione fra tutti gli attori, divisione del lavoro e flessibilità produttiva, elevata specializzazione, alto tasso di crescita del fatturato, fino al 12% annuo e spiccata vocazione all’export, benefici ed economie legate alla localizzazione sul territorio e all’aggregazione settoriale. Le imprese sono a maggioranza piccole: meno di 50 addetti. Ma superano la barriera dimensionale attraverso le economie di scala derivanti dall’integrazione con le medie aziende leader (oltre 50 addetti) e l’ampia gamma di servizi e interventi realizzata sia grazie alla struttura del Polo, guidato da un Comitato Direttivo formato da rappresentanti di imprese; sia grazie all’attività di Reindustria.

Le aziende del Polo di Crema non producono con brand proprio, ma sono il top del contoterzismo per i grandi nomi mondiali della cosmesi. Così è anche per le due aziende maggiori, Intercos Europe e Chromavis, ognuna con 400-500 addetti, oltre a un esteso indotto soprattutto nel confezionamento. Nei loro stabilimenti si producono just in time creme e skincare, cotti, matite, mascara, smalti, polveri e rossetti per leader del settore quali Estée Lauder, Avon, Clinique, Sephora, Kiko e altri di analoga fama. Così è per Ancorotti Cosmetics, specializzata e premiata per il mascara con cristalli. Così è anche per Lumson, azienda di confezionamento che ha acquisito in Veneto una vetreria. “Aziende di successo grazie all’elevata qualità e alla creatività – dice Diego Volpi, segretario generale della Femca-Cisl di Cremona – che non delocalizzano, ma piuttosto si espandono all’estero, dove si fanno assunzioni, anche da altri settori in crisi e molta formazione”. Aziende caratterizzate da un alto tasso di occupazione femminile. Lo conferma Davide Galli, delegato Femca alla Chromavis, recenti acquisizioni in Francia, Polonia e Brasile, attiva nell’intera filiera, 75% di manodopera femminile. Anche questo spiega esperienze di welfare con al centro agevolazioni per le lavoratrici, come la convenzione con l’asilo nido di Vaiano Cremasco, struttura alla quale aderiscono altre realtà territoriali, aperto dalle 5 del mattino alle 10 di sera. “Abbiamo una forza lavoro molto giovane, appartenente a 24 etnie. Un bel punto d’appoggio per quante hanno o avranno bambini, in una realtà dove, in maniera strutturale o a spot – spiega Galli – si lavora su tre turni: arriva la commessa e parte la notte”. I committenti, in gran parte multinazionali, sono esigenti, oltre alla qualità richiedono flessibilità. Così si ricorre anche a contratti interinali. Ma il lavoro non manca, si fanno assunzioni e stabilizzazioni: 54 in Chromavis nel biennio 2011-2012.
In tema di contrattazione, idee ambiziose si coltivano nel sindacato. Come la territorializzazione del secondo livello, coinvolgendo confederazioni e categorie per creare bilateralità e tutele a favore di tutti gli addetti.