I figli della Gabanelli

La voglia di un paese diverso

di Sergio Bologna –

Ma chi sono i “grillini? I giornali, le televisioni, sono ormai pieni di pseudo-analisi, di ritratti improvvisati di questi alieni che sarebbero approdati in parlamento dopo le ultime elezioni che, ci dimentichiamo di dirlo, hanno riproposto impietosamente il quadro di una classe dirigente inadeguata oltre che impresentabile. La risposta, suggerisce Sergio Bologna, non richiede acrobazie sociologiche: sono i figli della Gabanelli, sono persone normali che non riescono più ad accettare passivamente il paese che quella classe dirigente gli consegna.

Non sapevo chi fosse Grillo quando i giornali hanno cominciato a parlarne, non guardo la televisione, non vado a teatro, i comici italiani in genere non mi divertono perché fanno il verso ai politici e basta questo per farmi passare la voglia di ridere. Guzzanti che fa D’Alema, Crozza che fa Berlusconi …..che noia! Così un giorno andai a curiosare nel blog di Grillo e ci trovai in download un libretto sul lavoro oggi. Diceva cose sacrosante, lo misi anche in bibliografia nel mio libro sui ceti medi. Ci tornai ogni tanto su quel blog ma sul lavoro non trovai più nulla. In effetti è un argomento che in politica chissà perché non è gradito.

Poi Grillo ha cominciato ad occupare le prime pagine sempre più di frequente ed ho dovuto imparare cos’è l’acronimo M5S. Si sono scatenati i politologi, quelli che hanno fatto fortuna spiegando alle stanze romane cos’è la Lega e altri che di mestiere preparano tranquillanti per chi comanda. Quand’era apparsa la Lega sul momento avevano parlato di neofascismo, idem quando Berlusconi è sceso in campo, poi hanno dovuto trovare una parola più ricercata. Per dare l’impressione di aver fatto studi classici e di essere dei politologi sofisticati in grado di inquadrare gli umori della gente in un grande orizzonte storico hanno trovato la parola: “populismo”. Qualcuno di loro si sarà premurato di andare a vedere su Wikipedia che significa, ma quanti di loro avevano mai sentito parlare prima di populismo russo? Boh, sta di fatto che il termine deve esser piaciuto a quelli che comandano come ai vertici dello stato e delle forze armate e tutti loro, soddisfatti di avere dei consiglieri così perspicaci, lo hanno assimilato dapprima alla tisana della sera per dormire meglio, poi man mano che si profilava all’orizzonte un problema serio con questo Grillo, hanno cominciato a ripeterlo una decina di volte come esorcismo prima di andare a letto.

Arrivano le elezioni e succede il finimondo e tutti quelli del “populismo” adesso ripetono come automi la parola “preoccupazione”. Io non ho votato Grillo, ma non sono per niente preoccupato o, meglio, non più di quanto lo sia stato in questi ultimi trent’anni a vedere delle classi dirigenti smantellare sistematicamente quello che di buono aveva questo paese. Perciò non mi chiedo chi sono questi “populisti” che hanno invaso il Parlamento, basta guardare le loro facce invece di quella del comico, sono gente normale, sono giovani normali. Chi li ha messi su quella buona/cattiva strada? Secondo me la loro vera educatrice politica e civica è stata la Gabanelli. Sono persone normali che non vogliono più vivere in quel paese che “Report” ci ha fatto vedere tante volte. Solo questo e niente di più. Troppo o troppo poco, d’accordo, ma in cambio che c’è? Non hanno idee politiche o ideologie o se le hanno contano niente. Sono persone che vogliono, vorrebbero cambiare quel Paese lì, quello che “Report” – esempio rarissimo di giornalismo d’inchiesta in questo sistema dell’informazione addomesticato – ci ha fatto vedere tante volte, con il risultato che alla fine quelli della mia età per non star male non lo guardano più oppure allargano le braccia e dicono “non c’è niente da fare”. I “populisti” di M5S sono cittadini italiani i quali non vogliono più continuare a vivere in un paese che invece di curare le sue magagne le contempla compiaciuto. Saranno ingenui, non ce la faranno, cambieranno idea, non lo so, ma non vedo la ragione di essere “preoccupati”. E spero che un giorno tutti quelli che non vogliono più vivere nel paese da incubo che “Report” ci ha fatto vedere tante volte, si mettano d’accordo, in qualunque partito siano.

Alla mia età dico: “non ce la faranno mai”, ma almeno per un po’ non avranno peggiorato la situazione. Ed io potrò morire incazzato come sono adesso ma non di più.