Un nuovo anno alla ricerca della felicità

E’ iniziato un nuovo anno e con esso riappaiono i giorni della speranza, dell’augurio che si rinnova, dell’illusione coraggiosa di un ennesimo ricominciamento.

La festa dell’ultimo dell’anno è un rito che si ripete, uguale a se stesso. Sempre. La sostanza delle nostre esistenze, ovviamente, non muta in un brindisi, in quell’attimo preciso che segna il transito da un anno all’altro. Eppure quello scandire cantilenante dei secondi che ci separano dall’inizio di un nuovo anno è l’occasione che ci viene offerta, al di là di cappellini e stelle filanti, al di là di fuochi d’artificio e spumanti, al di là di lenticchie e panettoni, di festeggiare la vita in se stessa, qualunque sia la condizione e le difficoltà che stiamo vivendo.
L’inizio dell’anno è, dunque, la nostra festa, la festa di ciascuno di noi. E’ un’esplosione di gioia, semplicemente l’esaltazione e la celebrazione dello slancio vitale, della gioia di essere vivi che non dobbiamo perdere. La nostra unica, grande risorsa, che solo noi possiamo trascurare, dissipare, distruggere.
Alle radici delle nostre esistenze si colloca la passione per la vita stessa, la ricerca di un senso, la percezione di una tensione che ci deve spingere a credere di poter realizzare la nostra vita come un’opera d’arte, il cui senso è tutto racchiuso nella ricerca della felicità, come impresa morale e non come fugace soddisfacimento di piaceri. Fare di se stessi un capolavoro, sereni e imperturbabili di fronte ai cambiamenti e agli sconvolgimenti della quotidianità, coraggiosi e obiettivi nei confronti di eventi e persone, di idee e proposte, liberi da pregiudizi e istinti, capaci di difendere noi stessi, gli altri, la nostra società e la natura, oggi così devastate dalla stupidità arrogante, egoistica e distruttiva del potere e dell’indifferenza.

Questo è il nostro augurio di un buon anno a tutti, un anno che sia realmente alla ricerca della felicità. Lo accompagniamo con una riflessione che affidiamo alle parole del poeta/scrittore Boris Vian.

Distruggono il mondo

A colpi di martello

Ma non mi importa

Non mi importa davvero

Ne rimane abbastanza

Basta che io ami

Una piuma azzurra

Una pista di sabbia

Un uccello pauroso

Basta che io ami

Un filo d’erba sottile

Una goccia di rugiada

Un grillo di bosco

Possono rompere il mondo

In frantumi 

Ne rimane abbastanza per me

Ne rimane abbastanza

Avrò sempre un po’ d’aria

Un filetto di vita

Un barlume di luce nell’occhio

E il vento nelle ortiche

E ancora, e ancora

Se mi mettono in prigione

Ne resta abbastanza per me

Ne resta abbastanza

Basta che io ami

Questa pietra corrosa

Questi uncini di ferro

Che trattengono un grumo di sangue

io l’amo, io l’amo

La tavola consumata del mio letto

Il pagliericcio e lo scaldino

La polvere del sole

Amo lo spioncino che s’apre

Gli uomini che sono entrati

Che avanzano, che mi portano via

Ritrovare la strada del mondo

E ritrovare il colore

Amo questi due lunghi montanti

Questo coltello a triangolo

Questi signori vestiti di nero

E’ la mia festa ed io sono orgoglioso

L’amo, l’amo

Questo paniere risonante

Dove poserò la mia testa

Oh, l’amo tanto

Basta che io ami 

Un piccolo stelo d’erba azzurra

Una goccia di rugiada

Un amore di uccellino pauroso

Fracassano il mondo

Con i loro martelli pesanti

Ne rimane abbastanza per me

Ne rimane abbastanza, cuore mio.

(Boris Vian)