Per Una Nuova Iniziativa Ecologista

Verso un Green New Deal

Il 22 aprile si è svolto a Roma “Un incontro per verificare la possibilità della nascita di un soggetto politico che porti avanti le istanze ecologiste. Una nuova iniziativa politica, a forte e rinnovata impronta ecologista, in Italia”. La nuova iniziativa ecologista ha l’obiettivo di “rifondare” la presenza di un’area politica verde. Un’area politica presente in Europa e che ha nell’esperienza tedesca un riferimento riformista e di governo, sia a livello nazionale che in diversi Lander anche a forte industrializzazione. Riproduciamo il Manifesto di convocazione dell’incontro

1. La grave crisi che colpisce l’Italia, frutto di una difficoltà comune all’intera Europa ma resa più acuta e strutturale da nostre specifiche debolezze, richiede cambiamenti profondi nelle produzioni e nei consumi in direzione di quella che viene chiamata green economy: un’economia che rilanci occupazione e investimenti per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili,, la mobilità sostenibile, il riciclo dei rifiuti e, in generale, lo sviluppo di beni e servizi di elevata qualità ecologica. Questa consapevolezza a parole è condivisa da molti, ma nei fatti è quasi impercettibile nelle reali priorità delle proposte e iniziative dei partiti e degli schieramenti tradizionali. Ciò per una ragione chiara ed evidente: non vi è nella politica italiana alcuna forza che abbia chiesto e ottenuto consenso dagli elettori su una proposta chiara e prioritaria di conversione ecologica dell’economia, che abbia dato spazio e peso adeguati ai valori, ai bisogni, agli interessi economici legati all’ambiente. Molti, anche tra noi, hanno creduto che fosse possibile sostenere e affermare tale prospettiva anche senza dare vita a un’autonoma forza ecologista. Dobbiamo invece prendere atto che, sebbene la green economy in Italia sia già una realtà importante, per farne la leva di una nuova fase di sviluppo generale del nostro Paese serve una iniziativa ecologista che proponga agli italiani un grande progetto di benessere sostenibile e spinga le forze politiche tradizionali, tuttora troppo legate alla vecchia economia, ad aggiornare le proprie visioni.
2. La crisi attuale non può essere superata con le idee che hanno contribuito a produrla: gli sprechi di risorse e il consumismo sono parte del problema, non della soluzione; la qualità dell’ambiente in cui viviamo è decisiva per il nostro benessere presente e futuro; le crisi ecologiche, da quella climatica a quella del dissesto idrogeologico, hanno un ingente costo anche economico; la disuguaglianza fra i pochi che dispongono di grandi ricchezze e i tanti esclusi, precari, senza lavoro, ha ormai raggiunto livelli insostenibili e sta minando le basi non solo del nostro benessere economico, ma della nostra stessa civiltà e democrazia. Per fronteggiare queste emergenze occorre ripensare radicalmente le idee sull’economia e sul progresso. Nell’era della globalizzazione, con Paesi immensi che crescono economicamente a ritmi impetuosi, occorre una nuova consapevolezza ecologista: che porti maggiore equità, perché l’era dell’economia del “grasso che cola” è finita e dobbiamo imparare a vivere meglio in tanti; che consenta di creare lavoro e benessere riducendo lo spreco di risorse naturali e l’inquinamento.
3. Questo tempo della globalizzazione chiede alla politica italiana un vero e forte salto di qualità. Non basta utilizzare al meglio le possibilità offerte dalla rete, dai social network, bisogna anche aprirsi a visioni, analisi, conoscenze non solo nazionali. Così, il pensiero ecologista, le sue elaborazioni spesso maturate nelle stesse sedi istituzionali internazionali, sono ormai divenuti riferimenti imprescindibili per quanti si misurano con i problemi della nostra epoca e in particolare con la fase di acuta difficoltà che sta vivendo l’Europa. L’Europa attraversa uno dei passaggi più delicati della sua storia, anche per il prevalere di visioni e politiche economiche inadeguate che mettono a rischio lo stesso modello di coesione sociale faticosamente costruito in decenni. Per scongiurare il pericolo che l’Europa perda se stessa, per fermare l’ascesa di forze populiste, localiste e nazionaliste dichiaratamente antieuropee, occorre un cambiamento radicale delle politiche europee che rechi, tra l’altro, una forte impronta ecologista. Gli ecologisti e i verdi sono oggi presenti come forze politiche autonome in quasi tutti i Paesi europei. Non possono più mancare in Italia: il loro contributo è prezioso per fermare la deriva antieuropea che minaccia anche il nostro Paese e per schierare l’Italia verso un deciso rinnovamento delle politiche europee nel segno della sostenibilità ambientale.
4. La crisi italiana è aggravata da alcuni fenomeni politici degenerativi determinatisi in questi ultimi vent’anni: la cronica debolezza di spirito riformatore, la corruzione, una diffusa sfiducia nei partiti. Crescono nel Paese una forte domanda di cambiamento di metodi e di rinnovamento del personale politico, una chiara richiesta di onestà e di sobrietà. Purtroppo queste giuste aspettative sono state spesso deluse anche nel recente passato. Oggi più che mai serve cambiamento, ma rifuggendo da qualunque scorciatoia populista e riaffermando pochi princìpi irrinunciabili. Primo, la democrazia: pure con i suoi difetti, è la migliore di tutte le forme di partecipazione politica, e il metodo democratico è parte fondante e imprescindibile della cultura ecologista. Secondo principio, la trasparenza: l’ecologia della politica è una condizione essenziale per ogni politica ecologica. Terzo principio, la sobrietà: per gli ecologisti non è solo una scelta politica, ma una scelta di vita. Quarto principio, la competenza: non vi è causa giusta che possa essere condotta a buon fine con superficialità.
5. Una nuova iniziativa ecologista in Italia deve partire riconoscendo alcune caratteristiche e difficoltà specificatamente italiane, che vanno comprese ed affrontate con decisione:
– l’ambiente interessa a moltissimi, ma per molti è un secondo o terzo interesse; se gli italiani votassero due forze politiche, per tanti la seconda scelta andrebbe a una forza ecologista. E’ dunque decisivo evitare il “settorialismo”, proporre e comunicare una visione ampia e non specialistica;
– l’impegno degli italiani per l’ambiente è forte su singole tematiche, solitamente locali, ma fatica a proiettarsi in una visione e in scelte politiche più ampie; si vincono i referendum contro il nucleare o per l’acqua pubblica, ma si incontra una nota e ormai annosa difficoltà a tradurre queste vaste iniziative in consenso per una visione politica ecologista. Ciò indebolisce anche l’impatto successivo di questi successi.
Infine, una nuova iniziativa ecologista è necessaria anche per segnare una discontinuità con il passato: occorre un nuovo inizio, sollecitato dal contesto della situazione attuale dell’Italia e della sua crisi. Occorre una sfida nuova che muova ad impegnarsi non solo gli ecologisti ma tanti che cominciano a riconoscere il valore sociale, economico, civile, culturale della sostenibilità