In Germania arrivano i pirati

di Michael Braun

Potrebbero arrivare anche in Italia i nuovi pirati? Ovvero un movimento politico “né di destra né di sinistra”, che va oltre i vecchi partiti, piace finalmente ai giovani, è liberale ma non liberista, pratica la democrazia diretta tramite la rete e supera d’un balzo le stucchevoli chiacchiere sulla “riforma della politica” fatta dai partiti che l’hanno distrutta. E’ un’utopia?

Un partito apparentemente venuto dal nulla sta per cambiare completamente lo scenario politico tedesco. Fino a pochi mesi fa tutto in Germania sembrava scontato in vista delle elezioni politiche del settembre 2013: i sondaggi davano perdente la coalizione della cancelliera Angela Merkel e promettevano una comoda maggioranza ai socialdemocratici dell’Spd e ai Verdi.

Ma ora i giochi sono di nuovo aperti. Con una strabiliante affermazione alle elezioni per il parlamento regionale di Berlino – dove nel settembre 2011 hanno preso un sensazionale 8,9 per cento – sono apparsi sulla scena i Piraten, il partito dei pirati,. I partiti tradizionali allora si erano consolati dicendo che Berlino era “speciale”, che quella città giovane e anticonformista non faceva testo per il resto della Germania. Ma poi si sono dovuti ricredere. Alle elezioni nel Land della Saar – quanto di più provinciale si possa immaginare – due settimane fa i Piraten hanno ottenuto un lusinghiero 7,4 percento, assicurandosi quattro seggi. E, con grande sconforto dei “vecchi” partiti, tutti i sondaggi ora prevedono a questi Pirati della politica un risultato fra il 9 e il 12 per cento alle prossime elezioni politiche.

Tra gli osservatori italiani qualcuno è tentato di catalogare la nuova forza come una versione tedesca dei grillini italiani. Alcune analogie sono più che evidenti. Entrambe le forze si dichiarano “né di destra né di sinistra”, usano il web come piattaforma principale di comunicazione politica e hanno costruito la loro ascesa totalmente ignorati dai mezzi d’informazione. E tutt’e due affermano che i cittadini devono riappropriarsi della politica, togliendo spazio ai vecchi partiti, giudicati autoreferenziali e obsoleti.

Ma saltano all’occhio anche le enormi differenze tra i Pirati e il Movimento 5 stelle. Non a caso in Italia tutti parlano dei “grillini”: cioè di un movimento nato sotto l’egida di Beppe Grillo, e che rimane saldamente controllato dal suo unico leader. I Piraten, invece, sono al momento del tutto privi di un “lider maximo”: se si chiedesse oggi ai cittadini tedeschi di nominare qualche loro dirigente farebbero spallucce. Si vota, come ai vecchi tempi, un partito, non un capo carismatico.

Eppure i Piraten sembrano, molto più dei grillini, un vero partito del ventunesimo secolo. Il partito tedesco è nato nell’autunno del 2006, pochi mesi dopo la fondazione dello svedese Piratpartiet (che a sua volta era nato per difendere politicamente il sito di filesharing Piratebay). Il grande e unico tema del partito per anni è stato Internet. Per essere più precisi: la libertà nel web, la libertà di download, la libertà contro le censure, contro i controlli dall’alto.

Per questo motivo i politici tradizionali hanno continuato a sottovalutare i Piraten: ai loro occhi erano un gruppuscolo di nerd, di brufolosi ragazzotti incollati giorno e notte davanti ai loro computer. Chi li avrebbe mai potuti votare se non quelli come loro?

Invece i tedeschi li hanno votati in massa. E ancora oggi i politici di professione continuano con un atteggiamente autoconsolatorio, a ripetersi che secondo tutti i sondaggi la massa dei neoelettori vota i Piraten per protesta e insoddisfazione e non per una particolare vicinanza alle loro richieste. Ma è una magra consolazione. Più di tutti dovrebbero saperlo i Verdi, che trent’anni fa hanno vissuto la loro rapida ascesa sotto simili auspici. Anche loro furono bollati come “one-issue-party”, come partito monotematico, anche loro vennero derubricati come mera forza di protesta e come accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio.

Invece i partiti tradizionali farebbero bene a prendere i Piraten sul serio. Certo i pirati non sono nati, come i Verdi degli anni ottanta, in seguito a forti movimenti di massa. Però le loro istanze meritano uguale attenzione. Se non altro dovrebbe allarmare i loro concorrenti il fatto che nella Saar il 23 per cento dei giovani elettori al per la prima volta hanno scelto i Piraten.

E se il rapporto con internet fosse uno dei veri cantieri della politica futura? La stragrande maggioranza dei “vecchi” politici comincia pian piano a scoprire i social network, a usare facebook o twitter. Ma quasi sempre questi politici usano i nuovi strumenti in maniera vecchia, “top down”. I Piraten, invece, predicano il principio del “bottom up”: non a caso si classificano come “Schwarmintelligenz”, come “intelligenza dello sciame”. Tutte le decisioni del partito vengono prese via web, utilizzando software come liquid feedback, ogni iscritto può partecipare al dibattito virtuale e al voto conclusivo. Ecco la visione di internet: non tanto e non solo un luogo dove scaricare film gratuiti, ma la nuova agorà che riapre spazi di partecipazione. Spazi che gli attivisti dei Piraten non cercherebbero mai nei partiti tradizionali, che fanno le loro riunioni di sezione come cinquant’anni fa: lettura dell’ordine del giorno, voto del protocollo della seduta passata, relazione, dibattito.

È inutile dare degli utopisti ai Piraten. Ai vecchi partiti di massa sarebbe molto più utile interrogarsi se non è venuto anche per loro il tempo di aprire nuovi canali di reale partecipazione per i cittadini. Ed è inutile per loro sperare che i Piraten non avranno nulla da dire sulle altre questioni politiche: infatti già cominciano ad attrezzarsi, con gruppi di lavoro sul web, dedicati a scuola, politica sociale, diritti civili eccetera. Reddito minimo di cittadinanza, libero e gratuito accesso all’educazione, dagli asili nido all’università, sì agli sponsor privati nelle scuole ma no a una loro intromissione nei programmi scolastici, sì a una equiparazione completa fra coppie gay e coppie etero: sono queste le loro prime proposte programmatiche. Caratterizzano il nuovo partito come partito liberale ma non liberista, anzi con una forte vocazione sociale. E lo caratterizzano come partito che non viene dai margini, ma dal cuore della società tedesca. Non è dato sapere se i Piraten dureranno nel tempo. Ma i partiti tedeschi – in primis quelli di centrosinistra o di sinistra, come la Spd, i Verdi, la Linke – farebbero bene a prendere la loro sfida molto sul serio.

Tratto da “Internazionale”, 6 aprile 2012