ABC-Abbecedario post pandemia: D – Democrazia

Ph Elliott Erwitt, 1950

I principi fondamentali della democrazia sono sempre più spesso comunicati e avvertiti come “pericolosi”, sia perché la democrazia aspira a porre tutti nelle medesime condizioni di partenza, sia perché stabilisce diritti e doveri egualitari. Mentre scrivo queste parole mi è chiaro come tale pretesa abbia in sé qualcosa di utopico (banalizzo: come possiamo essere tutti uguali se siamo tutti diversi?) e, forse proprio perché siamo abituati a usare la parola democrazia con troppa noncuranza, mi pare che questa abbia perso di forza e di vitalità nei nostri discorsi.

Ne abbiamo avuto prova in questi mesi in cui, in Europa e nel mondo, lo Stato democratico ha lasciato dietro di sé un pezzo dopo l’altro, disgregandosi. Un po’ alla volta ogni libertà – da quella di insegnare e di studiare, a quella di spostarsi e di incontrarsi, fino a quella di curarsi e di lavorare – è stata prima perimetrata, poi in certi casi sottratta e infine riportata alla fase di ripristino, sino al più recente “liberi tutti”.

La città, con i suoi luoghi pubblici, era diventata impraticabile, tutto era lontano e irraggiungibile. Mi sono interrogata spesso su dove si fossero rifugiati i luoghi della democrazia nelle nostre città, scoprendo che alla scomparsa dello spazio pubblico segue anche un dissolvimento della democrazia, che nessun luogo o realtà virtuale può davvero compensare.