La democrazia liberale non funziona più: i social, la Brexit e Trump

Al TED di Vancouver del 6 maggio 2019, Carole Cadwalladr, cronista dell’Observer che ha sollevato lo scandalo di Cambridge Analityca, ha parlato dell’influenza che i social media hanno esercitato sulla Brexit e sul successo di Trump, evidenziando i pericoli a cui sono esposte le democrazie mondiali.

Nel testo dell’intervento di Carol Cadwalladr, che il sito “Senza bavaglio” riporta integralmente, la giornalista racconta come il giorno dopo il voto sulla Brexit, il direttore del quotidiano Observer, le abbia chiesto di tornare nel Galles meridionale, dove era cresciuta, per scrivere un reportage. La giornalista si reca così a Ebbw Vale, nelle valli del Galles meridionale, in questa cittadina dominata da una cultura di classe operaia benestante e dove è risultata la più alta percentuale di voti per il “Leave”, per l’uscita dall’Europa (62% dei nell’ambito del referendum sulla Brexit). La Cadwalladr mostra alcune foto della città risalenti ad anni prima, dove si vedono fabbriche chiuse e una foto recente di un nuovissimo college da 33 milioni di sterline, in gran parte finanziato dall’Unione Europea. Si tratta di un nuovo centro sportivo, che rientra in un progetto di rigenerazione urbana da 350 milioni di sterline, finanziato dall’Unione Europea. C’è anche un tratto stradale da 77 milioni di sterline, una nuova linea ferroviaria e una nuova stazione, tutti progetti finanziati dall’Unione Europea. Queste notizie non sono segrete, perchè ci sono grossi cartelli ovunque a ricordare gli investimenti della UE in Galles.

La Cadwalladr, però, assiste ad una diversa percezione della realtà da parte dei cittadini. “Camminando per la città, ho avvertito una strana sensazione di irrealtà. E me ne sono davvero resa conto quando ho incontrato un giovane davanti al centro sportivo che mi ha detto di aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla per lui. E ne aveva abbastanza di questa situazione. E in tutta la città le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e rifugiati. Erano stufi. Il che era abbastanza strano. Perché camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del Galles. E quindi ero un po’ confusa, perché non riuscivo a capire da dove le persone avessero preso le informazioni su questo tema. Anche perché erano i tabloid di destra a sostenere questa tesi, ma questa è una roccaforte elettorale della sinistra laburista. Ma poi, quando è uscito il mio articolo, questa donna mi ha contattato. Mi ha detto di abitare a Ebbw Vale e mi ha detto di tutta quella roba che aveva visto su Facebook durante la campagna elettorale. Io le ho chiesto, quale roba? E lei mi ha parlato di roba che faceva paura, sull’immigrazione in generale, e in particolare sulla Turchia. Allora ho provato a indagare, ma non ho trovato nulla. Perché su Facebook non ci sono archivi degli annunci pubblicitari o di quello che ciascuno di noi ha visto sul proprio “news feed”. Non c’è traccia di nulla, buio assoluto.”

Cadwalladr prosegue nella sua riflessione, dicendo che “Questo referendum avrà un profondo effetto per sempre sulla Gran Bretagna, lo sta già avendo: i produttori di auto giapponesi che vennero in Galles e nel nord est offrendo un lavoro a coloro che lo avevano perduto con la chiusura delle miniere di carbone, se ne sono già andati a causa della Brexit. Ebbene,l’intero referendum si è svolto nel buio più assoluto perché si è svolto su Facebook.E quello che accade su Facebook resta su Facebook. Perché soltanto tu sai cosa c’era sul tuo news feed, e poi sparisce per sempre, ma così è impossibile fare qualunque tipo di ricerca. Così non abbiamo idea di quali annunci ci siano stati, di quale impatto hanno avuto, o di quali dati personali sono stati usati per profilare i destinatari dei messaggi. O anche solo chi li ha pagati, quanti soldi ha investito, e nemmeno di quale nazionalità fossero questi investitori. Noi non lo possiamo sapere ma Facebook lo sa. Facebook ha tutte queste risposte e si rifiuta di condividerle. Il nostro Parlamento ha chiesto numerose volte a Mark Zuckerberg di venire nel Regno Unito e darci le risposte che cerchiamo. Ed ogni volta, lui si è rifiutato. Dovete chiedervi perché. Perché io e altri giornalisti abbiamo scoperto che molti reati sono stati compiuti durante il referendum. E sono stati fatti su Facebook. Questo è accaduto perché nel Regno Unito noi abbiamo un limite ai soldi che puoi spendere in campagna elettorale. Esiste perché nel diciannovesimo secolo le persone andavano in giro letteralmente con carriole cariche di soldi per comprarsi i voti. Per questo venne votata una legge che lo vieta e mette dei limiti. Ma questa legge non funziona più. La campagna elettorale del referendum infatti si è svolta soprattutto online. E tu puoi spendere qualunque cifra su Facebook, Google o YouTube e nessuno lo saprà mai, perché queste aziende sono scatole nere. Ed è esattamente quello che è accaduto. Noi non abbiamo idea delle dimensioni, ma sappiamo con certezza che nei giorni immediatamente precedenti il voto, la campagna ufficiale per il Leave ha riciclato quasi 750 mila sterline attraverso un’altra entità che la commissione elettorale aveva giudicato illegale, e questo sta nei rapporti della polizia. E con questi soldi illegali, “Vote Leave” ha scaricato una tempesta di disinformazione. Con annunci come questi (si vede un annuncio che dice che 76 milioni di turchi stanno per entrare nell’Unione Europea). E questa è una menzogna. Una menzogna assoluta. La Turchia non sta per entrare nell’Unione Europea. Non c’è nemmeno una discussione in corso nella UE. E la gran parte di noi, non ha mai visto questi annunci perché non eravamo il target scelto. E l’unico motivo per cui possiamo vederli oggi è perché il Parlamento ha costretto Facebook a darceli. Forse a questo punto potreste pensare, “in fondo parliamo soltanto di un po’ di soldi spesi in più, e di qualche bugia”.

La Cadwalladr su questo punto è netta, “questa è stata la più grande frode elettorale del Regno Unito degli ultimi cento anni. Un voto che ha cambiato le sorti di una generazioni deciso dall’uno per cento dell’elettorato. E questo è soltanto uno dei reati che ci sono stati in occasione del referendum.”

La giornalista prosegue, parlando di Nigel Farage e di Trump e della loro violazione delle norme elettorali e della gestione dei dati personali. Arron Banks, che ha finanziato la loro campagna, era stato segnalato all’Agenzia Nazionale Anticrimine, l’equivalente inglese del FBI, perché la commissione elettorale aveva affermato che era impossibile sapere da dove venissero i suoi soldi. Menzogne, un cumulo di menzogne secondo la Cadwalladr, che Arron Banks avrebbe raccontato a proposito dei suoi rapporti segreti con il governo russo, così come con singolare tempismo si sono verificati gli incontri di Nigel Farage con Julian Assange e il sodale di Trump, Roger Stone, ora incriminato, subito prima dei due massicci rilasci di informazioni riservate da parte di Wikileaks, entrambi favorevoli a Donald Trump.

La Cadwalladr non ha dubbi, “la Brexit e l’elezione di Trump sono strettamente legate. Ci sono dietro le stesse persone, le stesse aziende, gli stessi dati, le stesse tecniche, lo stesso utilizzo dell’odio e della paura. Questo è quello che postavano su Facebook. E non riesco neanche a chiamarlo menzogna perché ci vedo piuttosto il reato di instillare l’odio”. La Cadwalladr mostra un post dal titolo “l’immigrazione senza assimilazione equivale a un’invasione”. Odio e paura, dunque, sarebbero stati seminati in rete in tutto il mondo. Non solo nel Regno Unito e in America, ma in Francia, Ungheria, Brasile, Myanmar e Nuova Zelanda.

La Cadwalladr racconta di aver cominciato a scoprire l’esistenza di una forza oscura che viaggia sulle piattaforme tecnologiche, solo perché ha iniziato a indagare sui rapporti fra Trump e Farage, e su una società chiamata Cambridge Analytica. Un ex dipendente di Cambridge Analytica, Christopher Wiley, le avrebbe rivelato che questa società, che aveva lavorato sia per Trump che per la Brexit, aveva profilato politicamente le persone per capire le paure di ciascuno di loro, per meglio indirizzare dei post pubblicitari su Facebook, ottenendo illecitamente i profili di 87 milioni di utenti Facebook. La Cadwalladr, pur se minacciata anche da Facebook stessa, ha pubblicato la storia.

“Cento anni fa”, continua la giornalista “il più grande pericolo nelle miniere di carbone del Galles meridionale era il gas. Silenzioso, mortale e invisibile. Per questo facevano entrare prima i canarini, per controllare l’aria. In questo esperimento globale e di massa che stiamo tutti vivendo con i social network, noi britannici siamo i canarini. Noi siamo la prova di quello che accade in una democrazia occidentale quando secoli di norme elettorali vengono spazzate via dalla tecnologia. La nostra democrazia è in crisi, le nostre leggi non funzionano più, e non sono io a dirlo, è un report del nostro parlamento ad affermarlo.”

La Cadwalladr si rivolge ai padroni della Silicon Valley, Mark Zuckerberg, Sheryl Sandberg, Larry Page e Sergey Brin, Jack Dorsey “Questa tecnologia che avete inventato è meravigliosa. Ma ora è diventata la scena di un delitto. E voi ne avete le prove. E non basta ripetere che in futuro farete di più per proteggerci. Perché per avere una ragionevole speranza che non accada di nuovo, dobbiamo sapere la verità. Magari adesso pensate, “beh, parliamo solo di alcuni post pubblicitari, le persone sono più furbe di così, no?”. Se lo faceste vi risponderei: “Buona fortuna, allora”. Perché il referendum sulla Brexit dimostra che la democrazia liberale non funziona più. E voi l’avete messa fuori uso. Questa non è più democrazia – diffondere bugie anonime, pagate con denaro illegale, Dio sa proveniente da dove. Questa si chiama “sovversione”, e voi ne siete gli strumenti. Il nostro Parlamento è stato il primo del mondo a provare a chiamarvi a rispondere delle vostre azioni, ma ha fallito. Voi siete letteralmente fuori dalla portata delle nostre leggi … Quello che sembrate ignorare è che questo storia è più grande di voi. È più grande di ciascuno di noi. E non riguarda la destra o la sinistra, il Leave o il Remain, Trump o no. Riguarda il fatto se sia possibile avere ancora elezioni libere e corrette. Perché, stando così le cose, io penso di no. E così la mia domanda per voi oggi è: è questo quello che volete? È così che volete che la storia si ricordi di voi? Come le ancelle dell’autoritarismo che sta crescendo in tutto il mondo? Perché voi siete arrivati per connettere le persone. E vi rifiutate di riconoscere che la vostra tecnologia ci sta dividendo. La mia domanda per tutti gli altri è: è questo che vogliamo? Che la facciano franca mentre noi ci sediamo per giocare con i nostri telefonini, mentre avanza il buio? La storia delle valli del Galles meridionale è la storia di una battaglia per i diritti. E quello che è accaduto adesso non è semplicemente un incidente, è un punto di svolta. La democrazia non è scontata. E non è inevitabile. E dobbiamo combattere, dobbiamo vincere e non possiamo permettere che queste aziende tecnologiche abbiano un tale potere senza controlli. Dipende da noi: voi, me, tutti noi. Noi siamo quelli che devono riprendere il controllo”.

Dobbiamo, dunque, imparare a cercare la verità per riprendere il controllo delle nostre idee, della nostra storia, delle nostre scelte. Dobbiamo coltivare un atteggiamento critico nei confronti delle informazioni che veicolano i mezzi di comunicazione, in particolare di quelle silenti e potenti che circolano sul web e sui social media. Siamo profilati e facilmente raggiungibili, perciò influenzabili, manipolabili, condizionabili, strumentalizzabili. Rendersene conto è il primo atto di coscienza che può instillare il seme del dubbio su ciò che il web vuole farci credere. Dubitare e cercare la verità sono i passi che dobbiamo compiere per salvare la democrazia, per salvare la nostra libertà.

Le dichiarazioni di Carole Cadwalladr sono riprese dall’articolo di Alessio Algerid el 6 Maggio 2019 pubblicato su “Senza bavaglio” https://www.senzabavaglio.info/