Le mani legate del governo Monti

di Rossella Aprea

Si potrà dire qualunque cosa di questo governo, ma non dimentichiamo da chi abbiamo accettato di farci governare per anni, bevendone ogni panzana, ogni promessa, anche la più incredibile, la più risibile, fino all’ultima menzogna, la più micidiale: la crisi non esiste. Poi, improvvisamente è esistita e nessuno si è preoccupato di assumersene la responsabilità. L’emergenza che stiamo vivendo e che non sappiamo ancora né come, né quando finirà ha dei precisi responsabili, i cui nomi e cognomi dovremmo mantenere impressi nella memoria.

Sentir dire da chi ha fatto scappare i buoi, aprendo il recinto, che la colpa non è di nessuno, e che la crisi è un evento imprevedibile, fortuito, come la caduta di un meteorite sulle nostre case, non è ridicolo, è insopportabilmente offensivo, irritante. Un vero e proprio insulto alla nostra intelligenza, anche se a dire il vero, la maggioranza degli italiani non ne ha mostrata molta, finora. Se siamo migliori di chi ci ha governato fino ad oggi, cerchiamo di dimostrarlo. Adesso, una volta per tutte. Dobbiamo farlo per salvare le nostre case, il nostro futuro e quello dei nostri figli e per farlo dobbiamo saper valutare di chi fidarci e di chi no, dobbiamo capire. DOBBIAMO veramente CERCARE DI CAPIRE come stanno le cose.

Chiunque di noi si rendesse conto che l’Amministratore a cui aveva affidato la gestione dei propri capitali, gli avesse comunicato tardivamente di averlo fatto indebitare fino al collo, senza averlo avvertito prima, ma solo quando tutto è ormai perduto, quando si avvicina il fallimento, cosa farebbe? Lo perdonereste? Continuereste a fargli gestire il vostro patrimonio? E se, poi, vi ricordaste che tutte le volte che gli avevate chiesto chiarimenti su certe notizie che stavano arrivando al vostro orecchio, vi aveva risposto rassicurandovi sempre che tutto andava bene, vorreste ancora avere a che fare con questo losco figuro? Probabilmente e saggiamente lo caccereste, cercando di affidare nelle mani di una persona stimata il vostro patrimonio, facendo in modo che costui risponda solo a voi. Ma, soprattutto cerchereste di capire come stanno effettivamente le cose. Cosa rischiate? A cosa dovete rinunciare? Qual è il male minore che dovrete accettare? Certamente vi ripromettereste di non mollare più nelle mani di nessuno (fosse anche il più affidabile degli amministratori) il vostro patrimonio senza seguire e vegliare, controllando e partecipando a ciò che più vi riguarda, che è vostro, frutto di sacrifici: il vostro patrimonio.

Ecco l’Italia è il nostro patrimonio, ma ce ne siamo dimenticati per anni, per decenni, delegando, preoccupandoci del nostro piccolo particolare, del nostro interesse, senza sapere, come ricordava Calamandrei in un famoso discorso, che se la barca affonda, siamo noi che affondiamo con lei. E allora cosa sta accadendo? Tutti a dir male del governo Monti – sport nazionale nel quale siamo maestri – ma perché per una volta non spalanchiamo gli occhi e cerchiamo di vedere ciò che è semplice? Monti non sarà né un santo né il salvatore della patria: è la persona stimata che dovrebbe sostituire il vecchio amministratore incapace e ingannatore. Ma c’è un problema non trascurabile: come può operare con equità un governo “con le mani legate”, legate da un Parlamento in cui nulla è cambiato e che non vorrà perdere i privilegi suoi e della rete dei suoi sostenitori? Come si può chiedere a qualcuno che ha commesso un reato di condividere, senza opporre alcuna resistenza, l’idea di farsi mandare in galera, buttandone anche spontaneamente e, magari con gioia, la chiave? Il governo Monti sta navigando in acque perigliosissime, subendo pressioni dalle varie “caste” di privilegiati, che noi nemmeno immaginiamo. Ci saranno anche delle responsabilità personali, ma come possiamo pensare che queste pressioni non incidano sull’operato, sulle scelte del premier e dei suoi ministri?

Sul pianto della Fornero si sono profusi litri d’inchiostro ed è stata scritta ogni scempiaggine, ma perché non pensare che una persona che si trova catapultata in una realtà totalmente estranea a quella in cui ha operato per anni, abbia dovuto anche accettare dei condizionamenti, che non ha condiviso ed il pianto è solo l’espressione di una tensione divenuta insostenibile? Ci siamo abituati a persone che hanno commesso ogni forma di ignominia con assoluta indifferenza e freddezza, tornare ad una dimensione umana vera è assolutamente auspicabile. Ieri la Fornero, ministro del Welfare ha presentato la proposta di «un prelievo del 25% come contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 200mila euro», accolta nell’emendamento del governo. Quanto scommettiamo che non passerà? O verrà modificata, annacquata, ammorbidita, attenuata, come questo parlamento sa fare con una maestria fuori dal comune. Lo sa bene la Fornero che con piglio deciso e provocatorio ha detto: «Io la proposta la faccio, la palla passa a voi, al Parlamento. Non si tratta di un contentino….In un provvedimento ispirato alla richiesta di sacrifici non possono rimanere fuori le pensioni più elevate – ha argomentato – Queste pensioni non sono il corrispettivo dei contributi versati, è sempre stata una mia personale posizione e un’ esigenza che ho sempre sentito di equità tra le generazioni». Nel governo c’è la volontà di «attenuare gli aspetti più severi» delle misure varate: «Queste sono le ore in cui spero che chiuderemo non con la soddisfazione di tutti, che non è possibile, ma spero con maggiore fiducia sul futuro». Insomma, in una parola, lei ci sta provando. Dopo poche ore, strano a dirsi, nella versione definitiva dell’emendamento del governo alla manovra depositato in Commissione la cifra era già stata corretta al 15%. Perchè stupirsi?

E la vicenda province? Da varie legislature tutti non fanno che riempirsi la bocca della parola “tagliamole”, ma poi guarda caso non le tocca nessuno. Adesso Monti ci sta provando, ma sul decreto iniziale si sta già intervenendo. Ieri pomeriggio si fissava al 31 marzo 2013 la data entro la quale gli organi in carica delle Province sarebbero decaduti, facendo slittare dal 30 aprile al 31 dicembre 2012 il termine entro il quale le funzioni delle province dovranno essere trasferite ai Comuni o alle Regioni. Ma già nella serata di ieri si apprendeva un’ulteriore marcia indietro: la scomparsa delle province avverrebbe alla loro scadenza naturale (intanto si prende tempo e chissà quanta acqua passerà sotto i ponti prima che effettivamente scompaiano).

E che dire del capolavoro maximo? Salta al momento il taglio degli stipendi di deputati e senatori per adeguarli alla media europea. E’ quanto prevede un altro emendamento. Se ne occuperà il Parlamento e non il Governo, come dire che ognuno di noi deve decidere di tagliarsi lo stipendio e non farlo decidere ad un terzo. Voi lo fareste? Il testo del decreto approvato dal Consiglio dei ministri stabiliva che doveva essere il governo, con un decreto, ad adeguare gli stipendi dei parlamentari in base ai risultati della commissione Giovannini, al lavoro da settembre per individuare la media dei trattamenti economici dei parlamentari europei. La causa presunta di questo cambiamento di posizione è da attribuire alle polemiche sul rischio che potesse essere intaccata l’autonomia delle Camere. L’emendamento del governo ora prevede che “il Parlamento e il governo, ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni, assumono immediate iniziative idonee a conseguire gli obiettivi”. Frase fumosa e assolutamente preoccupante, anche perché manca una data, una scadenza entro la quale impegnarsi ad agire. Anche qui, facciamo passare il tempo, poi la gente dimenticherà e noi continueremo come prima. Intanto, dal decreto le norme che tagliano le indennità ai parlamentari le abbiamo eliminate.

E i privilegi della Chiesa cattolica? L’ICI sui beni della chiesa utilizzati a scopi commerciali? Bagnasco ha detto, se ne può parlare. Che gentile concessione! Un Paese allo sfascio, in cui le classi medio-basse saranno chiamate a fare sacrifici pesanti e la Chiesa cattolica non sente il bisogno di contribuire, almeno sulle attività sulle quali lucra? E allora perché non parlare anche dell’ICI sugli immobili di proprietà dei partiti e dei sindacati dove una normativa che prevede esenzioni per ampie e generiche categorie consente non pochi abusi? E perché la rivalutazione degli estimi catastali non sarà per tutti del 60%? Solo ieri sera, per esempio, si è inserita tra gli emendamenti la medesima rivalutazione del 60% degli estimi catastali anche per banche e assicurazioni (nella manovra era inferiore di due terzi). Verrà accolta? Rivalutazioni più contenute interesseranno negozi e botteghe, alberghi e pensioni, e numerosi fabbricati utilizzati per attività commerciali (cinema, teatri e sale per concerti e spettacoli.) e anche uffici e studi privati. Ma insomma, di quale equità e giustizia si riempiono tutti la bocca, permettendosi di chiedere sacrifici? I sacrifici si chiedono, solo dopo essere stati i primi a farli.

A quali altri paradossi vogliamo arrivare? Che non potesse essere equa questa manovra lo si sarebbe dovuto intuire dall’inizio. Monti è un medico chiamato al capezzale di un malato a cui i familiari, apparentemente preoccupati, chiedono di salvarlo, ma di cui non importa, poi, molto. Perché, quando il medico propone di somministrare medicine costose e valide, i cari parenti non sono molto d’accordo, e cominciano a discutere, nessuno vuole pagarle, così propongono in sostituzione l’utilizzo di dosi massicce di un medicinale estremamente economico, altamente tossico e i cui effetti collaterali saranno pericolosi. Parenti serpenti! Questa manovra è un capolavoro, una meraviglia! Ma la colpa è solo di Monti? Ha detto bene Crozza in una delle sue ultime trasmissioni, il premier e i ministri “sono 12, solo 12 contro 1000” parlamentari, 1000 privilegiati, che difenderanno se stessi e i propri protetti con ogni mezzo. E’ un governo dalle mani legate, solo noi possiamo slegargliele e poi giudicare, come è giusto che sia, l’operato dei nostri stipendiati. Noi e nessun altro. Se questo governo non riesce ad operare nella maniera giusta, la responsabilità è anche nostra. Noi siamo il popolo. Noi siamo i cittadini. Noi siamo gli elettori. Noi siamo l’Italia e dobbiamo affermarlo con forza, decidendo se vogliamo continuare a far parte dei furbi e dei privilegiati che credono di salvare se stessi o. scegliamo di diventare quei cittadini che hanno a cuore il bene dell’Italia e il proprio. Tanto le due cose sono collegate.