di Rossella Aprea –
Ercolano, l’isola felice. Una medesima tragica sorte ha accomunato nel 79 d.C. Pompei ed Ercolano, riportate alla luce nel Settecento per merito dei Borboni, ma il loro destino ha cominciato a divergere radicalmente circa un decennio fa. Da quando, cioè, Pompei è rimasta sotto la gestione insipiente e approssimativa di uno Stato, che, non sapendo amare la storia del proprio Paese e le sue ricchezze, e quindi tanto meno mostrare di saperle gestire, arranca seguendo la logica dell’emergenza ed Ercolano, invece, che è rinata e salvata dall’amore di un americano, Dave Woodley Packard, co-fondatore del gigante informatico Hewlett-Packard.
Un amore che gli ha fatto pronunciare la frase “L’unica tristezza per me è non avere neanche una goccia di sangue italiano” e che lo porta a decidere proprio dieci anni fa di adottare Ercolano, dopo averla visitata.
Ercolano: l’isola felice
Due vicende simili, ma dall’esito completamente diverso. Mentre Pompei sente avvicinarsi i suoi ultimi giorni, Ercolano è splendidamente curata e vezzeggiata. L’Herculaneum Conservation Project, promosso dalla Packard Humanities Foundation, in dieci anni ha investito circa 12 milioni di euro per finanziare la manutenzione, il consolidamento degli scavi di Ercolano e tanti piccoli progetti fondamentali per la sopravvivenza di questo sito, come ad esempio, il recupero dell’intero sistema fognario antico, per garantire lo smaltimento della acque, limitando gli effetti dell’umidità e la corrosione degli edifici.
Un modello da imitare
Lo Stato ha mostrato di non essere in grado, per quantità e qualità, di gestire di tutto l’immenso patrimonio artistico, di cui – fortunati noi – disponiamo. Ercolano è un modello, e offre una soluzione possibile, semplice quanto virtuosa, di collaborazione con privati, il cui contributo andrebbe utilizzato e valorizzato. La legge ha reso possibile quest’intervento privato per Ercolano attraverso il ricorso al contratto di sponsorizzazione, previsto all’art. 43 della L. 449 del 1997. Così nel 2001 si stipula il contratto, si definisce l’impegno della Packard Humanities Foundation a investire negli scavi di Ercolano una somma iniziale di 1 milione e 500.000 euro. Si costituisce un team ampio e interdisciplinare di specialisti, italiani e non, sotto la supervisione di un comitato scientifico di esperti in archeologia e conservazione italiani e stranieri, si coinvolge la comunità locale nello svolgimento delle attività, il tutto sotto il controllo e in accordo con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei. Il risultato? Problemi infrastrutturali risolti, manutenzione costante, nuove scoperte archeologiche, indagini scientifiche avviate. Recupero, vitalità e futuro per una pezzo del nostro passato. E i vantaggi per la Packard Humanities Foundation? Diritti di sponsorizzazione. Che cosa ci impedisce di applicare altrove e con le dovute cautele e tutele un modello simile, affinché nulla che di così straordinariamente prezioso ci è stato lasciato in eredità venga perduto? Il mecenatismo è da sempre una componente essenziale per favorire lo sviluppo artistico e culturale e noi ne abbiamo più che mai bisogno oggi